Bellezze in Laguna. Tra red carpet, party e photocall, le stelle della Mostra del Cinema di Venezia danno il meglio (o il peggio) di sé, in fatto di outfit. Ecco cosa hanno indossato in apertura
Procede frenetico il 70esimo Festival del Cinema di Venezia, su cui sono puntati i riflettori internazionali. Tutti in fibrillazione per i film in concorso, tra nuove promesse in ascesa, grandi maestri in trionfo, qualche delusione e diverse sorprese. Tutto come sempre. E come sempre, oltre alle pellicole in sala, si sbirciano pure gli outfit di […]
Procede frenetico il 70esimo Festival del Cinema di Venezia, su cui sono puntati i riflettori internazionali. Tutti in fibrillazione per i film in concorso, tra nuove promesse in ascesa, grandi maestri in trionfo, qualche delusione e diverse sorprese. Tutto come sempre. E come sempre, oltre alle pellicole in sala, si sbirciano pure gli outfit di star e ospiti, in passerella o nei vari rendez-vous mondani. Sfilano attori e attrici, ammirati – o criticati – da blogger, cronisti e giornalisti. Diamo un’occhiata, soffermandoci, ça va sans dire, sui look delle signore.
Re e regina del primo giorno sono Sandra Bullock e George Clooney, protagonisti del film d’apertura, il fantascientifico Gravity. Lui il solito splendido (ultra) cinquantenne, smagliante, ammiccante, elegantissimo in uno smoking d’ordinanza, portato con naturalezza e stile. Inesorabilmente charmant. Lei infiocchettata in un abito J. Mendel rosso accesso (che sul red carpet non è mai la scelta migliore: effetto camaleontico garantito): linee asimmetriche, mega spacco sul davanti, piccola coda e drappeggio frontale annodato. Bello, ma non da capogiro: più che essere l’abito a valorizzare il fisico è forse il contrario. Sandra – nonostante i suoi 49 anni – sprizza vigore e una forma iper tonica. Stupendi i sandali neri Roger Vivier, vero gioiello della mise.
L’angelica Eva Riccobono – novella Bellucci che abbandona le sfilate per il set – sceglie Armani Privè e punta tutto sul candore, esaltando la chioma platino e gli occhioni cerulei. Sull’iconico tappeto spicca l’abito rosa cipria in pizzo leggero, con scollatura profonda – ma invisibile, date le non-curve – e balze sulla gonna. Un petalo prezioso, che però pare bissare il modello già esibito durante il photocall in spiaggia: variazioni su tema, con voile, pizzo, motivi floreali ed effetto evanescenza. Insomma, repetita non iuvant, in questi casi.
A staccare con nettezza è invece la suadente Moran Atias, che sbarca con un abitino bianco bon ton Dolce & Gabbana, tripudio di merletto sdrammatizzato da un paio di ballerine leopard; per poi, durante l’opening, passare a un total black in taffetà, con gonna a ruota, esaltato dai guanti elastici in raso che superano il gomito. Dettaglio azzeccatissimo, che col vermiglio della bocca e i semplici bottoni di perle ai lobi fa un oufit da star anni Cinquanta, un po’ Marylin e un po’ Ava.
Tra le apparizioni più eccentriche impossibile non citare Marina Ripa di Meana, che porta a spasso un capellino dadaista a forma di gabbia, completo di uccellini e boa piumato (rosso, come il tappeto e come il suo rovente mood): citazione colta o puro caso? Di gabbietta in testa ne aveva già sfoggiata una la performer cubana Magdalena Campos-Pons all’ultima Biennale.
E poi, tra i peggiori look, scegliamo quelli di due stangone super sexy, ma non propriamente di classe. Natalia Borges, infilata in un lungo e strettissimo abito Fausto Puglisi color canarino (a contrasto col viola della fodera) sbaglia lo spacco e compromette l’effetto minimal: falcata sicura e prospettiva inguinale (senza slip?), a favore di voyeur. Belèn ha fatto scuola? Liliana Matthaeus la supera e sfoggia un nude look scolpito sul corpo statuario, con trasparenze audaci, pizzi floreali adagiati sui seni in bella vista e un paio di plateau esagerati. Manco fosse il Bagaglino. Volgare.
A riportare l’equilibrio c’è lo stile viriginale di Virginie Ledoyen – nomen omen – tanto chic quanto snob. Semplicità – forse troppa – ma senza il rischio di sbagliare. Gioca sul basic anche la giovanissima Sophie-Kennedy Clark, che indossa una tunica Stella McCartney rosa corallo. Lei soave, acqua e sapone ma ben curata; l’abito anonimo, con pretese d’eleganza. Fiacca. Fiammetta Cicogna osa un verde oliva chiaro di Alberta Ferretti, schiena scoperta, scollatura decisa, cinturino nero a segnare il punto vita, strascico plissè. Deliziosa, ma manca qualcosa. I guanti di Atias l’avrebbero resa perfetta.
Ariadna Romero, testimonial Cotril, porta un soffice cignon che incornicia il volto, maquillage nature e tubino nero in pizzo, munito di morbida coda e scollo a barchetta; lo spacco laterale (contenuto) scopre un paio di scarpe-feticcio superlative: vernice nera, tacco a spillo acciaio, cavigliera di perline, plateau (contenuto anche quello) e punta aperta. Quando dici un oggetto del desiderio.
E se la principessa Clotilde Courau di Savoia opta per un bianco e nero casto, misurato, raffinatissimo – sempre Ferretti – la pr Tiziana Rocca viene avvistata col marito al lussuoso party Jaeger-LeCoultre: memorie Hollywoodiane, con decolletè a cuore e vitino stritolato da una maxi stella glitterata. Tra Wonder Woman e Raffaella Carrà. Luminosa e aristocratica Franca Sozzani – anche qui tutto un fiorire di pizzo uniforme, per l’ennesimo monocromo bianco – accompagnata da un Francesco Vezzoli scarmigliato in versione hypster da gran galà. Un po’ d’arte contemporanea pure al party Uomo Vogue, dove Marina Abramovic si imbacucca in un completo Prada black & withe molto castigato: sobrietà da suora laica.
Fantasie? Nemmeno una. Palette di colori ristretta e i tessuti ricamati che dominano incontrastati. E come sempre le regole sono poche: non strafare, cercare l’accessorio che fa la differenza. E poi lo stile, quello innato: e non ci sono griffe o conti in banca che lo possano iniettare.
– Helga Marsala
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