Dolomiti Contemporanee 2013. L’eruzione continua. Mostre e residenze montane, dallo spazio di Casso verso altri siti. Nuovi opening e vecchi spazi da ridestare
Prosegue, come un’eruzione di immagini ed energie creative, il progetto DC2013, a cura di Gianluca D’Incà Levis: terzo anno di sperimentazioni a più voci per Dolomiti Contemporanee, che continua a catalizzare un numero progressivo di artisti tra le vette montane del bellunese e non solo. Dopo l’opening nel quartier generale di Casso – il nuovo […]
Prosegue, come un’eruzione di immagini ed energie creative, il progetto DC2013, a cura di Gianluca D’Incà Levis: terzo anno di sperimentazioni a più voci per Dolomiti Contemporanee, che continua a catalizzare un numero progressivo di artisti tra le vette montane del bellunese e non solo.
Dopo l’opening nel quartier generale di Casso – il nuovo spazio museale permanente, sbocciato nel cuore del Vajont – che ha accolto varie residenze e una mostra collettiva (Roccedimenti), l’esplosione continua, propagando verso territori limitrofi progetti, suggestioni, appuntamenti. Appena inaugurata La cura dello sguardo, a Cortina, presso il Museo Paleontologico Rinaldo Zardini. Partendo da alcuni dei temi spesso investigati nel corso del progetto DC – l’identità del territorio montano e le sue pratiche umane, sociali, antropiche – questo sodalizio segna un altro importante passaggio nella storia delle politiche culturali e della gestione degli spazi museali locali: la collezione d’arte moderna del Museo si apre infatti al contemporaneo, iniziando ad acquisire le opere degli artisti coinvolti. Dalla contemplazione della memoria, alla costruzione della memoria stessa, passando per la produzione e al sperimentazione. Filo conduttore, nella ricerca di una simbiosi forte con lo spazio ospitante, è proprio la paleontologia, intesa da un punto di vista scientifico ma anche storico-culturale: il territorio come forgiatore di culture, la cultura come risorsa del territorio. In mostre opere di Elena Mazzi, Gabriele Grones, Valentina Merzi, Patte Loper, Maria Francesca Tassi.
Altra mostra in arrivo, sabato 10 agosto, Et un’oseliera et non vi è, al Castello di Andraz, nel bellunese, in zona Livinallongo del Col di Lana. Un sito spettacolare, in cui l’unione tra storia e natura si fa evidenza nella meraviglia del paesaggio: qui, in questa rocca che la forma di un rudere, incuneata tra i boschi e le cime come una pietra grezza e messa in sicurezza dopo un restauro lungo 27 anni, DC prosegue la sua mission di rilancio attraverso l’arte di ciò che era stato sottratto all’uso, allo sguardo, persino alla memoria. Gli artisti – Fabiano De Martin Topranin, Luca Chiesura, Denis Riva, Hannes Egger, Lorenzo Commisso, Rachele Burgato, Giuseppe Vigolo – invitati a sovrascrivere le loro intuizioni ed evocazioni su uno spazio già così potente e denso, hanno lavorato dopo un periodo di residenza in loco.
E ancora un’anticipazione, che riguarda stavolta il Rifugio Brigata Alpina Cadore, sull’Alpe del Nevegal. Un luogo chiuso da 20 anni, su cui DC ha naturalmente messo gli occhi, mantenendo l’interesse per il potenziale rimosso di siti temporaneamente spenti. Nonostante il vincolo ambientale, che solitamente vede la Soprintendenza restia ad autorizzare eventi all’interno del Rifugio, il progetto va in porto, accolto con parere favorevole dalle Istituzioni. L’idea che il contemporaneo serva da detonatore positivo, da occasione di rilancio, da chiave d’accesso per spazi da restituire alla coscienza e al sentimento collettivi, è un’idea che convince. Tra gli artisti Ericailcane, Davide Zucco, tornato apposta da New York, Kabu ed Andreco: dieci giorni di cantiere, per un’azione pittorica che coinvolga da cima a fondo l’intera struttura, rigenerandola.
– Helga Marsala
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