Göteborg Updates: PLAY! Vedi alla voce: recitare. Due giorni di performance allo Stora Tearten, a cura di Ragnar Kjartansson e Andjeas Ejiksson: ecco foto e video
Nel teatro più importante della città, va in scena uno spettacolo insolito. Sul palco i due curatori Ragnar Kjartansson – del quale alla Biennale di Venezia si può assistere a S.S. Hangover, la performance che ogni giorno vede una barca con un sestetto di ottoni salpare dall’arsenale suonando una composizione di Kjartan Sveinsson, e che […]
Nel teatro più importante della città, va in scena uno spettacolo insolito. Sul palco i due curatori Ragnar Kjartansson – del quale alla Biennale di Venezia si può assistere a S.S. Hangover, la performance che ogni giorno vede una barca con un sestetto di ottoni salpare dall’arsenale suonando una composizione di Kjartan Sveinsson, e che il 18 settembre inaugurerà The visitors all’Hangar Bicocca di Milano – e Andjeas Ejiksson introducono le performance e le installazioni che si susseguono e sovrappongono nel weekend inaugurale, nella sezione della biennale svedese intitolata Weight.
I due curatori cedono lo spazio allo spettacolo optical di Spartacus Chetwynd, mentre i visitatori – anzi, gli spettatori – che si sono registrati nel vestibolo all’ingresso e hanno ricevuto un cartellino con il proprio nome da indossare, sono cercati e, se trovati, accolti da un piccolo coro che intona il loro nome. È Turn in you, because of me di Eunhye Hwang. Al primo piano le sculture in equilibrio precario di Nanna Nordström sono penalizzate dall’installazione in uno spazio di passaggio; i visitatori vi inciampano mentre si dirigono verso il foyer della prima galleria, dove è proiettato il video di Infinity Kisses di Carolee Schneemann. Se da un lato la continuità del carosello di immagini è interrotta dalla conformazione dello spazio, con i dislivelli delle cornici delle finestre, dall’altro essa contribuisce ad aumentare l’inafferrabilità delle fotografie, rese ancora più sfocate.
Salendo, in una saletta laterale una ragazza è stesa supina su un divano. È Margrét Helga Sesseljudóttir, che ha trascorso un periodo in residenza a Göteborg, distesa tra una serie di oggetti difficilmente comprensibili, che dovrebbero rimandare all’ambivalenza tra repulsione e attrazione verso il corpo femminile. Ultimo, ma decisamente non ultimo, il lavoro di William Hunt, un mobile composto da cinque persone sospese, di grande poesia e suggestione. La dolce melodia che accompagna la performance nasconde lo sforzo compiuto dai cinque protagonisti nella sala prove dei ballerini. E adesso, spazio a immagini e video…
– Marta Cereda
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