Biennale di Kaunas, ecco i vincitori. In Lituania trionfa un’artista italiana: Silvia Giambrone vince con il suo “Teatro anatomico”. Sul podio anche il lituano Audrius Janusonis
Un neologismo recuperato dalla nona Biennale di Kaunas, in Lituania. Una parola che restituisce subito la forza del suo significato: Unitext, nata dalla crasi tra “testo” e “universale”, riporta subito all‘immagine di una scrittura condivisa, immediatamente leggibile, situata oltre le differenze e gli steccati del linguaggio. Una scrittura che è quella dell’arte. E’ questo il […]
Un neologismo recuperato dalla nona Biennale di Kaunas, in Lituania. Una parola che restituisce subito la forza del suo significato: Unitext, nata dalla crasi tra “testo” e “universale”, riporta subito all‘immagine di una scrittura condivisa, immediatamente leggibile, situata oltre le differenze e gli steccati del linguaggio. Una scrittura che è quella dell’arte. E’ questo il concetto esplorato dalla kermesse lituana, che ha lanciato un concorso per artisti emergenti, chiamati a soffermarsi sulla potenza comunicativa dell’opera, in quanto segno universalmente percepito, decodificato, interiorizzato.
447 le applicazioni inviate, da 65 Paesi diversi, per 22 progetti giunti in short list. Ad aggiudicarsi la vittoria due soli nomi: l’italiana Silvia Giambrone e il lituano Audrius Janušonis.
Una bella conquista per l‘Italia, che sullo scenario dell’art system internazionale è decisamente poco presente, e che vede oggi la Giambrone conquistarsi una mostra personale a Kaunas, fissata nel 2015, in occasione del decimo anniversario della Biennale.
L‘opera che ha convinto la giuria è la recente Teatro Anatomico, una performance dal forte impatto visivo, costruita intorno al conflitto fra corpo femminile e costrizioni sociali, fra tradizione ed emancipazione, fra ritualità come negazione e scrittura poetica come liberazione. L’artista, al centro della scena, come in un teatro della fisicità e del limite, si lascia cucire addosso un colletto bianco di merletto, di quelli da educanda, che tanto richiamano le pratiche manuali tramandate dalle donne, ma anche la compostezza e la severità che proprio le donne hanno a lungo subito, nei secoli. Un gesto delicato e al contempo feroce, nella lenta penetrazione dell’ago sulla pelle. Una forma di scrittura inedita, che passa attraverso la carne, la memoria, la consapevolezza soggettiva e collettiva.
In giuria, a valutare i tanti progetti giunti da tutto il mondo, c‘erano: Yves Aupetitallot, direttore e curatore del centro Le Magasin di Grenoble; Patricia Piccinini, notissima artista austrialiana; Osvaldas Daugelis, direttore del M.K. Čiurlionis National Museum of Art (Lithuania); Skaidra Trilupaitytė, critico d‘arte; Ernestas Parulskis, critico d’arte e curatore.
– Helga Marsala
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