Emergenza carceri. Il modello virtuoso dei laboratori creativi: se ne occupa il nuovo Artribune Magazine, raccontando l’esperienza del design in cella. Per una pena rieducativa
Indulto e amnistia, argomento caldo di queste settimane, dopo l’appello del Presidente della Repubblica e il successivo dibattito politico: a sei anni dall’ultima apertura dei cancelli, per far fronte all’emergenza carceri, si torna ad invocare misure straordinarie e non risolutive, in barba ai necessari ed invocati percorsi di riforma. Più semplice mettere in libertà qualche […]
Indulto e amnistia, argomento caldo di queste settimane, dopo l’appello del Presidente della Repubblica e il successivo dibattito politico: a sei anni dall’ultima apertura dei cancelli, per far fronte all’emergenza carceri, si torna ad invocare misure straordinarie e non risolutive, in barba ai necessari ed invocati percorsi di riforma. Più semplice mettere in libertà qualche migliaio di detenuti, anziché lavorare su un piano razionale che riguardi le strutture, i tempi biblici della giustizia, la carcerazione preventiva, gli eventuali accordi con i Paesi da cui giungono stranieri poi macchiatisi di reati. E poi, punto e a capo, a stretto giro. Perché il problema c’è ed è grave. Sovraffollamento, servizi carenti, casi di tortura, condizioni di vita non dignitose. Mentre le cooperative sociali, con tutte le difficoltà del caso, provano a tracciare un cammino di recupero, attraverso terapie di assistenza ed occupazionali: un carcere rieducativo e non punitivo, come per altro previsto dalla legge.
Ne parliamo anche noi, sul prossimo Artribune Magazine, a cui stiamo lavorando in queste ore. E lo facciamo in chiave creativa. Presentandovi, nell’approfondimento della nostra Valia Barriello, alcuni laboratori di autoproduzione di oggetti di design, attivi nelle carceri italiane. Quello della Cooperativa del Granserraglio, per esempio, fondata da Alessandro Guerriero nel 1997 con il detenuto Saverio Pisani e padre Vincenzo Musitelli, presso il carcere di San Vittore di Milano, ormai una struttura stabile che realizza manufatti di grande originalità; oppure la più giovane Artwo, ideata da Luca Modugno nel 2005, un’associazione culturale che produce, grazie al lavoro manuale dei detenuti di Rabibbia, oggetti d’”arte utile” in serie limitata, utilizzando materiali di recupero, su progetto di artisti e designer. Realtà pregevoli, che restituiscono dignità a chi si trova a scontare una pena in cella, dando sostanza al necessario iter di ravvedimento, di formazione e di reinserimento sociale.
Per conoscere nel dettaglio queste ed altre esperienze similari – assieme a un box sulla storica azienda Cassina e a un focus sulla mostra del Mudac di Losanna, Would you like a bag with that? Plastic bags in art and design – l’appuntamento è con la nostra rubrica Design, a novembre, quando il nuovo magazine raggiungerà l’ampia rete di point nazionali, la vostra buca delle lettre e ogni angolo di Torino, nella calda art week di Artissima.
– Helga Marsala
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