Forma se ne va! Non si trova l’accordo, a Milano, per il comodato d’uso degli spazi di proprietà di ATM. Restano l’attività di archivio e quella didattica, accolte da Open Care: quanto alle mostre, invece…
Parlano di trasformazione, cambiamento, ampliamento dell’attività. Ma si tratta di un rilancio che fa sinistramente rima con ridimensionamento quello di Fondazione Forma, prossima ad abbandonare gli storici spazi di piazza Lucrezio. Un colpo forse non così a bruciapelo quello sparato al cuore della Milano della cultura, se è vero che da almeno un paio d’anni […]
Parlano di trasformazione, cambiamento, ampliamento dell’attività. Ma si tratta di un rilancio che fa sinistramente rima con ridimensionamento quello di Fondazione Forma, prossima ad abbandonare gli storici spazi di piazza Lucrezio. Un colpo forse non così a bruciapelo quello sparato al cuore della Milano della cultura, se è vero che da almeno un paio d’anni erano note le difficoltà da parte di Contrasto di reperire le risorse necessarie a tenere in piedi un progetto molto più ricco e oneroso di quanto la sua vetrina tradisse. Perché alle circa ottanta mostre andate in scena nei suoi otto anni di vita, Forma legava un’intensa attività di formazione – in primis legata alla partnership con NABA – e un determinante impegno archivistico e documentario. Una partita costata ad oggi oltre 5milioni di euro. Da qui il tentativo di ridiscutere i termini del rapporto che lega la Fondazione ad ATM, l’azienda dei trasporti pubblici milanesi titolare dei locali: la richiesta di un comodato d’uso in sostituzione del contratto di affitto viene respinta, ma la trattativa non si evolve. Non è dato sapere a quanto ammonti il canone della discordia, ma se valgono i numeri di una inchiesta pubblicata da La Repubblica solo un anno fa – alle prime avvisaglie della crisi – parliamo di uscite che per Forma si aggirano, tutto compreso, attorno al milione e mezzo di euro l’anno. Tanti. Troppi.
Forma salva il salvabile trasferendosi da Open Care, negli ex spazi industriali che accolgono – tra gli altri – i Frigoriferi Milanesi. Permane l’attività di ricerca, quella nel campo della formazione e quella archivistica, subito significata dall’accordo che vede Gianni Berengo Gardin affidare in toto il proprio archivio alla Fondazione. Da capire cosa sarà dell’attività espositiva, considerato che la nuova sede non garantirà spazi analoghi a quelli di piazza Lucrezio. Proseguirà la produzione di grandi mostre: da fare a Roma, all’estero e pure a Milano. In location però ancora da valutare.
E ora via alle polemiche, perché le accuse del fondatore di Contrasto Roberto Koch agli amministratori della città sono dirette e precise: ATM è partecipata dal Comune di Milano, quindi la giunta è corresponsabile dello stallo fatale. Non ci sta a restare con il cerino in mano Filippo Del Corno, assessore alla cultura del capoluogo: Fondazione Forma è un soggetto privato, ATM ha la propria autonomia… Palazzo Marino c’entra poco o nulla.
Non si potrà dire che il Comune di Milano si è lavato le mani di fronte alla faccenda, ma se siamo arrivati a questo punto è possibile non ci sia entrato dentro fino ai gomiti. Come in ogni causa di divorzi che si rispetti il torto e la ragione oscillano a seconda delle diverse campane; e come sempre a pagare sono i più deboli. Milano, che a diciotto mesi da Expo invece di puntare sulla cultura sembra tirare i remi in barca.
– Francesco Sala
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