L’alfabeto spirituale di Bruno Ceccobelli. Tra materia e simbolo. Quinto ospite dei Martedì Critici al Chiostro del Bramante di Roma
Gli inizi a Roma, con una formazione all’accademia di Belle Arti, nei corsi di scenografia di Toti Scialoja. Poi, Bruno Ceccobelli, nato 1952 a Monte Castello di Vibio, in provincia di Perugia, e cresciuto a Todi, ha la sua prima mostra presso la galleria romana Spazio Alternativo. Era il 1977 e in linea con le […]
Gli inizi a Roma, con una formazione all’accademia di Belle Arti, nei corsi di scenografia di Toti Scialoja. Poi, Bruno Ceccobelli, nato 1952 a Monte Castello di Vibio, in provincia di Perugia, e cresciuto a Todi, ha la sua prima mostra presso la galleria romana Spazio Alternativo. Era il 1977 e in linea con le tendenze del momento, la sua ricerca si orientava verso un’indagine di natura concettuale. Da allora, a diventare centrale nel lavoro dell’artista è la sensibilità verso materiali legati alla natura – cenere, piombo, creta, cera, sale, legno, catrame, zolfo – per una ricerca che sceglie la via dell’astrattismo pittorico e scultoreo, ma che passa attraverso un approccio fortemente simbolico, non escludendo il riferimento alla figurazione.
La matrice teorica resta quella spirituale e meditativa, tra studi teosofici e alchemici, e una passione per le filosofie orientali che sboccia fin dagli esordi. Nella temperie degli anni Ottanta, a contatto con il gruppo romano di San Lorenzo – Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella, Tirelli – Ceccobelli, nel frattempo trasferitosi in uno degli studi del mitico Pastificio Cerere, elabora un segno assolutamente proprio, che alla vivacità cromatica, declinata su tinte terrose, auree e sanguigne, unisce il ricorso a un alfabeto simbolico, portatore di significati ancestrali: da qui emanano risonanze segrete tra l’io e il cosmo, l’impronta effimera del corpo, la consistenza della presenza e il suo residuo, l’alternanza tra segni di estrazione biblica e codici numerici. L’estetica di Ceccobelli passa così attraverso la centralità dell’oggetto, come coagulo fisico di energie e come frammento emerso, ma insiste al contempo sulla dimensione dell’icona, quale soglia tra l’evocazione del sacro e la sua rappresentazione concreta.
Una storia lunga e complessa da raccontare, quella dell’artista umbro. Che sarà ospite del quinto appuntamento con i Martedì Critici al Chiostro del Bramante di Roma. Ad introdurlo, come di consueto, i due curatori della rassegna, Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti.
– Helga Marsala
I Martedì Critici
a cura di Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti
con la collaborazione di Sara De Chiara e Eleonora Aliano
Martedì 15 ottobre 2013, ore 20
Chiostro del Bramante – Vicolo della Volpe 3, Roma
www.imartedicritici.com
www.chiostrodelbramante.it
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