Laura Pugno vince la 14esima edizione del Premio Cairo con le sue “Proposte di sé”: fotografie abrase per l’artista piemontese, che vince nell’annata più al femminile di sempre. Con dieci donne tra i venti finalisti
Questa volta è tutto merito – o colpa – sua. A determinare la short list dei venti finalisti del Premio Cairo, arrivato alla sua quattordicesima edizione, è Luca Beatrice: finisce in soffitta la formula dei suggerimenti in arrivo da addetti ai lavori vari e disparati e si concentra tutto nelle mani del curatore unico della […]
Questa volta è tutto merito – o colpa – sua. A determinare la short list dei venti finalisti del Premio Cairo, arrivato alla sua quattordicesima edizione, è Luca Beatrice: finisce in soffitta la formula dei suggerimenti in arrivo da addetti ai lavori vari e disparati e si concentra tutto nelle mani del curatore unico della rassegna. Che per la prima volta vede la partecipazione paritaria di uomini e donne: fifty fifty, o meglio dieci e dieci. E per la seconda volta consecutiva – la quarta in assoluto – è proprio un’artista con l’apostrofo a portare a casa il jackpot. Ancora, così come l’anno passato per Loredana Di Lillo, con una fotografia ibrida, impura, interpolata. Vince Laura Pugno (Biella, 1975) con Proposte di sé, trittico di placide immagini montane lievemente abrase, svaporate in una polvere inquieta che svapora e cancella i dettagli più caratterizzanti: puntando alla creazione di un paesaggio zero, idea di universale e libera bellezza.
Le foto tirano, in questa edizione del Cairo. Alessandra Baldoni mette in scena il suo visionario Hotel Pinocchio, ed è come se in quelle stanze il burattino di Collodi avesse incrociato Luigi Presicce; il tempo si ferma negli interni che Silvia Camporesi costruisce pensando a Tarkovskij mentre Chiara Coccorese plasma in digitale il suo universo carnascialesco.
Non è tipo che ama il cupo, Beatrice. E così via libera a ironie e sarcasmi: quelli di Laurina Paperina, qui nei panni di top-player, e quelli Federico Solmi, che inglobando video nella tela trasforma l’opera in una Las Vegas tridimensionale; ma anche quelli griffati The Bounty KillArt, boy band del contemporaneo che piazza tra le mani di una candida Venere rinascimentale una baguette stile Fendi, con tanto di carta di credito a vista. Per la serie Love, Sex, American Express. Uno sguardo all’ossessione da fashion lo buttano pure Nadir Valente, serigrafando sulle facce di risme di carta i profili di borsette da Quadrilatero della Moda e Federico Solmi, che integra schermi led sulla tela creando un’orgiastica e babilonica Time Square; l’altra faccia della medaglia è lo zingaresco, picaresco e assolutamente coinvolgente incensiere tribale di Anna Galtarossa.
E poi via con le pitture iperrealiste di Marco Perego e Gianluca Capozzi, e quelle di Paola Angelini, Linda Carrara, Ettore Tripodi e Chiara Sorgato; spazio ai video di Rita Casdia e alle installazioni. Sonora per Roberto Pugliese, aerea per Donato Piccolo e luminosa per Alessandro Lupi, che fa di un light box opportunamente oscurato una scatola magica. I cui messaggi, ancestrali e segreti, si svelano a seconda della posizione di chi osserva, creando l’illusione di un rapporto intimo ed esclusivo, peer to peer, che strappa alla confusione dello spazio espositivo.
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati