Mirosław Bałka alla ri(conquista) di Cracovia. Con una raccolta di zerbini. Nuova commissione in patria per l’artista, dopo la crisi per i vandalismi alla sua installazione “Auschwitzwieliczka”
Sembrava tutto compromesso tra Mirosław Bałka (Varsavia, 1958), scultore di punta della nuova generazione polacca, e la città di Cracovia. L’installazione Auschwitzwieliczka (2010) continua infatti ad essere oggetto di atti di vandalismo, anche dopo che è stata spostata a ridosso di una zona museale di pregio che comprende MOCAK e Fabbrica di Schindler. Ricoperta con […]
Sembrava tutto compromesso tra Mirosław Bałka (Varsavia, 1958), scultore di punta della nuova generazione polacca, e la città di Cracovia. L’installazione Auschwitzwieliczka (2010) continua infatti ad essere oggetto di atti di vandalismo, anche dopo che è stata spostata a ridosso di una zona museale di pregio che comprende MOCAK e Fabbrica di Schindler. Ricoperta con pseudo-graffiti dagli ultras locali tra pozze di orina e bottiglie di alcolici vuote, la lunga galleria di cemento armato fatta installare da Bałka nel quartiere Podgórze era nata come riflessione ironica sull’importanza di due attrazioni turistiche – condensate ironicamente in un solo nome nel titolo – senza le quali Cracovia non sarebbe più la stessa.
Ora l’artista polacco è stato di nuovo invitato a Cracovia da Monika Rydiger in compagnia di Zbigniew Libera, a realizzare un’opera per la collettiva Memory, Registers and Territory in programma a dicembre presso l’International Cultural Centre. Questa volta Bałka si è giocato la carta dell’arte relazionale per ricucire il rapporto con la città: lo scultore ha organizzato una colletta locale di zerbini in fibra di cocco per realizzare un’installazione da 32 metri quadri. Tutti i contribuenti saranno compensati con uno stuoino sintetico. Per promuovere la sua iniziativa, lo scultore ha perfino deciso di organizzare un happening in un negozio di Leroy Merlin in modo da accelerare la raccolta. Bałka, insomma, uno che può vantare nel suo curriculum di aver esposto nella Turbine Hall della Tate Modern, sfoggia tutta la modestia di uno che non sembra disposto a lasciarsi mettere i piedi in testa…
– Giuseppe Sedia
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