Morto a novant’anni Arthur C. Danto, fra i maggiori filosofi dell’arte del secolo. I suoi libri restano pietre miliari del pensiero creativo contemporaneo
Era nato il primo giorno dell’anno 1924 ad Ann Arbor, nel Michigan. Ed è morto ieri 25 ottobre, Arthur C. Danto. Filosofo dell’arte il cui pregio principale era la limpida chiarezza anche quando affrontava argomenti complessi, era riuscito a confondere le acque stantie della disputa fra analitici e continentali. Noto al pubblico innanzitutto per la sua […]
Era nato il primo giorno dell’anno 1924 ad Ann Arbor, nel Michigan. Ed è morto ieri 25 ottobre, Arthur C. Danto. Filosofo dell’arte il cui pregio principale era la limpida chiarezza anche quando affrontava argomenti complessi, era riuscito a confondere le acque stantie della disputa fra analitici e continentali. Noto al pubblico innanzitutto per la sua attività pubblicistica su The Nation, settimanale per il quale scriveva dal 1984, in Italia stava vivendo da qualche anno una riscoperta importante, anche grazie all’opera di divulgazione e approfondimento portata avanti dal LabOnt dell’Università di Torino, ateneo che nel 2007 gli aveva conferito la laurea honoris causa. Numerose sono ora le traduzioni in italiano disponibili: noi vi consigliamo le lectures pubblicate da Postmedia nel 2008 (L’abuso della bellezza) e il classico La trasfigurazione del banale (uscito nel 1981 e tradotto nel 2008 da Laterza). Per chi volesse cimentarsi con la sua scrittura in lingua originale, Unnatural Wonders (Columbia U.P., 2005) raccoglie gli interventi usciti su The Nation, mentre per una lettura critica c’è Arthur Danto: un filosofo pop di Tiziana Andina. Perché il miglior modo per ricordare un filosofo è leggerne gli scritti, e ancor meglio criticarli, rendendoli ancora vivi.
– Marco Enrico Giacomelli
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