Perché spendere decine di milioni per edificare un Museo della Shoah nel quasi-fallito Comune di Roma, quando lo Stato italiano sta realizzando un medesimo museo a Ferrara? Già, perché?
Davvero bizzarro il comportamento del Comune di Roma. Da una parte non riesce, dopo oltre 100 giorni di governo, a dare una linea sulla cultura e a garantire una sicurezza e una prospettiva almeno di medio periodo a nessuna delle sue istituzioni culturali (il Macro è nel limbo, il Palazzo delle Esposizioni pure, le Biblioteche […]
Davvero bizzarro il comportamento del Comune di Roma. Da una parte non riesce, dopo oltre 100 giorni di governo, a dare una linea sulla cultura e a garantire una sicurezza e una prospettiva almeno di medio periodo a nessuna delle sue istituzioni culturali (il Macro è nel limbo, il Palazzo delle Esposizioni pure, le Biblioteche navigano a vista e da parte dell’assessorato per ora non si è vista l’ombra di una visione su cosa dovrà essere l’offerta museale in città), e tuttavia si lancia una gara per un nuovo museo.
Un museo che peraltro, al di là del tema a cui è rivolto e che è ovviamente sacrosanto (la Shoah), è viziato da una serie di vulnus non indifferenti. Il primo e più importante vulnus consiste nel fatto che il Museo della Shoah, per così dire, ufficiale, dello Stato italiano, si sta facendo, ma non a Roma, bensì a Ferrara. Tra l’altro siamo reduci dall’approvazione del Decreto Valore Cultura che porta in dote al progetto ferrarese 4 milioni di euro. Il secondo vizio è che il progetto del Museo della Shoah romano (il progetto è partito sotto Walter Veltroni, è stato portato stancamente avanti da Alemanno e arriva ai primi mesi dell’era Ignazio Marino pronto per andare in gara) ha un progetto architettonico – bello, brutto, non è questa la sede – frutto di un affidamento diretto e non di una gara, magari di una gara internazionale come richiederebbe sia il contesto in cui il museo si collocherà (nel cuore della splendida Villa Torlonia, tra l’altro con inutile spirito provocatorio a fianco della residenza di Benito Mussolini), sia l’importante tema cui è dedicato.
È vero che molte capitali europee hanno un importante museo dedicato al tema (si pensi a Berlino), ma è altrettanto vero che il nostro Paese ha deciso anche lui di farlo questo museo, e di farlo a Ferrara, non a Roma. Il doppione, come al solito, dimostra la poca capacità di fare network e la corsa al campanile. Con il risultato finale di non fare un egregio servizio a vittime e sopravvissuti che da domani, parlando di “Museo della Shoah”, dovranno abituarsi a rispondere alla domanda: “ma quale, quello di Ferrara o quello di Roma?”. Con oltre il danno, la beffa di oltre 21 milioni di euro rosicchiati dal bilancio di una città finanziariamente stremata.
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