Raccontare il Made in Italy, quello che ha resistito nei secoli. È il progetto “Imprese Storiche” di Thomas Quintavalle: fotografie che documentano antiche eccellenze italiane. In anteprima, su Artribune
C’è un valore antico che fa di alcune aziende italiane un esempio reale d’eccellenza: brillare, nel firmamento delle migliori produzioni locali, per quel mix straordinario di storia, tradizione, qualità del prodotto, finezza dei materiali, identità culturale, rispetto di metodi e linguaggi d’una volta, ma senza preclusioni verso l’innovazione. A volte si tratta di aziende piccole, […]
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C’è un valore antico che fa di alcune aziende italiane un esempio reale d’eccellenza: brillare, nel firmamento delle migliori produzioni locali, per quel mix straordinario di storia, tradizione, qualità del prodotto, finezza dei materiali, identità culturale, rispetto di metodi e linguaggi d’una volta, ma senza preclusioni verso l’innovazione. A volte si tratta di aziende piccole, magari nascoste tra le pieghe della provincia, persino botteghe a conduzione familiare, piccole società affettive ed operose, che tengono in vita microeconomie e talenti. Vecchie persino centinaia d’anni.
A loro è rivolto il progetto fotografico Imprese Storiche di Thomas Quintavalle, concepito “in un periodo storico in cui i luoghi dove operano materialmente le aziende sono lontanissimi dai luoghi in cui vengono prese le decisioni”. Rapporto tra centro e periferia, in senso geografico e simbolico; rapporto tra nuclei di identità e di cultura e concentrazioni di potere politico-economico. Racconta ad Artribune Quintavalle: “Ho cercato di catturare due universi apparentemente in antitesi, quello aristocratico del prodotto finale e quello democratico che da spazio agli artigiani e agli operai; da un lato per aiutare gli italiani a riconoscersi nella qualità e dall’altro per rappresentare quel plusvalore che ci distingue in tutto il mondo”.
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Thomas Quintavalle, Imprese storiche, 2013
Le aziende coinvolte? La Pontificia Fonderia Marinelli, nata nell’anno Mille ad Agnone (Isernia), come fonderia delle campane del Papa, e seconda al mondo per anzianità di fondazione; l’oreficeria Torrini di Firenze, fondata dal capostipite Jacopo nel 1369; la Camuffo di Portogruaro (Venezia), impresa costruttrice di imbarcazioni nata nel 1438, che tra i suoi illustri clienti vanta Maometto II e Napoleone; le ceramiche di Grazia Deruta, azienda perugina attiva dal 1500; la laneria Fratelli Piacenza di Pollone. Esempi di altissima qualità, di professionalità e anche di resistenza. Secolo dopo secolo, affrontando stravolgimenti storici, guerre, crisi economiche, questi serbatoi di creatività e di conoscenza non hanno smesso di tramandare, di generazione in generazione, la passione per il lavoro e il rispetto per la propria memoria. Riuscendo a far quadrare i conti, a mantenere dei rapporti forti e autentici con i propri territori d’origine, a farsi apprezzare in tutta Italia e all’estero, a stare al passo con i tempi.
“Quando la storia sposa un’idea che si evolve”, continua Quintavalle, “essa stessa ci aiuta a ritrovare un filo che sembra perso, a portare avanti una condivisione consapevole e allargata del Made in Italy. Il percorso fotografico che ho realizzato non nasce casualmente in un periodo storico massacrato dagli scandali e dalle incertezze”. Un viaggio intorno al prodotto italiano, dunque, come risposta alla vertigine incauta del presente e all’assenza di saldezza, in termini di sviluppo, nonché di politiche economiche e culturali.
Il progetto ha ottenuto l’attenzione del Centro per la cultura d’impresa, con cui è in programma una pubblicazione editoriale web. Intanto, Artribune vi mostra anche alcune immagini della serie. In anteprima assoluta.
– Helga Marsala
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