Roma capitale della fotografia. Dopo il festival di Delogu, arriva la nona edizione di Fotoleggendo: mostre, premi e workshop, ecco i nomi dei vincitori e qualche immagine
Dall’Italia alla Turchia, dalle guerre al Vaticano passando per l’Africa, la normalità e i confini dell’identità, con un salto anche sulle imprese lunari dell’uomo. Tra il reportage e la foto artistica, sono questo gli ambiti sfiorati per indagare Ad occhi aperti, il tema della nona edizione di FotoLeggendo, rassegna ormai internazionale che esplora i confini […]
Dall’Italia alla Turchia, dalle guerre al Vaticano passando per l’Africa, la normalità e i confini dell’identità, con un salto anche sulle imprese lunari dell’uomo. Tra il reportage e la foto artistica, sono questo gli ambiti sfiorati per indagare Ad occhi aperti, il tema della nona edizione di FotoLeggendo, rassegna ormai internazionale che esplora i confini della fotografia contemporanea appena inaugurata a Roma. Ventiquattro tra mostre e installazioni fotografiche, tre premi e un percorso che si snoda in diversi punti della Capitale, coinvolgendo luoghi quali l’ISA (Istituto superiore anticendio), la sede di Officine Fotografiche, organizzatrice dell’evento, BGallery caffè, il Nuovo Cinema Palazzo e lo spazio Cerere.
La rassegna è curata da Tiziana Faraoni, photoeditor de L’Espresso, affiancata da un Comitato Scientifico composto da Annalisa D’Angelo, curatrice, Emilio D’Itri, Direttore Officine Fotografiche Roma, Lina Pallotta, docente e fotografa, Marco Pinna, photoeditor National Geographic Italia e Alberto Placidoli, rappresentante FIAF. Tre dunque i premi presentati: il Premio Fotoleggendo, che ha visto la vittoria di Miho Kajiota, seguito da Claudia Borgia e Daniele Lira; il Prix Exchange, che prevede uno scambio di mostre tra la Francia e l’Italia grazie al gemellaggio con il Festival Boutographies di Montpellier, che ha incoronato Giuseppe Moccia; e il Premio G. Tabò, vinto da Graziano Panfili. Tra i grandi racconti da segnalare, il progetto Yakuza, in anteprima italiana, un reportage del fotografo Anton Kusters in collaborazione col fratello Malik Kusters sulla potente mafia giapponese, quello del pluripremiato Robin Hammond sul disfacimento della società in Zimbawe, dove la popolazione sta morendo tra povertà e malattie nel disinteresse del mondo, ma anche – per citarne alcuni – i progetti di Giovanni Cocco, sulle condizioni dei monasteri in Kosovo e sulla vita dei monaci, di Morten Andersen sulla realtà metropolitana di Oslo, e di Oliviero Fermariello sul mondo episcopale europeo.
Peccato per gli allestimenti all’Isa, un po’ dispersivi, che fanno perdere spessore all’identità dei diversi progetti in mostra. Il programma completo tra portfolio, incontri, workshop e proiezioni è consultabile al sito; le mostre sono visitabili ad ingresso libero ancora per qualche settimana: noi vi facciamo vedere un po’ di immagini…
– Geraldine Schwarz
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