Ultimo giorno, a Palermo, per il nuovo progetto di Marzia Migliora. Dal Cretto di Burri a un oratorio del Settecento, raccontando storie di femminilità e di paesaggio. Il ritorno della Fondazione Goca
Era il 2008 quando la neonata Fondazione GOCA – creatura di Nino Bevilacqua, tra i più attenti collezionisti d’arte contemporanea siciliani – celebrava il suo debutto a Palermo con una performance di Vanessa Beecroft: nella straordinaria cornice della Chiesa dello Spasimo, un piccolo esercito di donne svestite, interamente dipinte di bianco, omaggiava gli stucchi di Giacomo Serpotta, artista-icona […]
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Era il 2008 quando la neonata Fondazione GOCA – creatura di Nino Bevilacqua, tra i più attenti collezionisti d’arte contemporanea siciliani – celebrava il suo debutto a Palermo con una performance di Vanessa Beecroft: nella straordinaria cornice della Chiesa dello Spasimo, un piccolo esercito di donne svestite, interamente dipinte di bianco, omaggiava gli stucchi di Giacomo Serpotta, artista-icona del Barocco isolano. Dopo quel primo, spettacolare evento, seguirono cinque anni di silenzio. Fondazione in standby, nell’attesa che, prima o poi, una città assetata di cultura e desiderosa di riscatto potesse annoverarla tra le poche realtà per il contemporaneo attive sul territorio.
Oggi, finalmente, l’improvviso risveglio. In occasione della nona “Giornata del Contemporaneo”, lo scorso 5 ottobre Palermo ha accolto un nuovo evento di GOCA. Ed è proprio l’autrice dell’immagine guida di questa edizione, Marzia Migliora, l’artista scelta per il re-opening. Aqua Micans, progetto realizzato ad hoc su scelta dell’AMACI, è uno scatto di grane bellezza, concepito in quel teatro senza tempo, luttuoso e candido, che è il Grande Cretto di Burri: l’immensa colata di cemento che inghiottì i resti dell’antica Gibellina, distrutta nel 1968 dal sisma, è la più grande opera d’arte ambientale d’Italia. Il capolavoro assoluto di Burri, pagina bianca increspata che ha tramutato in reliquia la memoria fisica di un luogo fantasma.
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Marzia Migliora, Aqua Micans, 2013 – exhibition view – foto Sandro Scalia
Qui, Marzia ha allestito il suo omaggio alla figura della “portatrice d’acqua”, associata a molte culture del Sud del mondo: trasportare un’anfora colma d’acqua sul capo, percorrendo strade sterrate e assolate, è una pratica antica, la cui potenza è ancora vivissima. Accostando il tema della femminilità a quello dell’acqua, tra simbologie di vita, di operosità, di cura e di energia vulcanica, l’azione fa rivivere quel rito solernne e quotidiano, grazie a un gruppo di donne di Gibellina Nuova, chiamate a interpretare la performance.
La foto è adesso a Palermo, nel settecentesco ex-oratorio della Madonna del Rifugio dei Peccatori Pentiti, piccola, splendida sede rilevata dalla fondazione GOCA e inaugurata per l’evento. Sulle pareti, sormontate da un soffitto affrescato nei toni del bianco e dell’oro, sono esposti anche dei lavori grafici, collage e disegni in bianco e nero, che riprendono i topos del progetto: teste di donne, anfore, capitelli, frammenti di paesaggio e di architetture, scampoli di passato e scorci sul presente, livelli che si intrecciano, quinte scenografiche che si aprono, si dissolvono, si fanno realtà e poi di nuovo rappresentazione, in un intreccio di segni che è scrittura fluida, delicatissima.
Ultimo giorno utile, domenica 13 ottobre, per godersi la mostra, curata da Valentina Bruschi. E per chi non potesse, ecco una selezione delle opere, insieme a tre immagini dell’allestimento firmate da Sandro Scalia.
– Helga Marsala
Marzia Migliora, “Aqua Micans”
ex-oratorio della Madonna del Rifugio dei Peccatori Pentiti
via Maqueda 74, Palermo
h. 18-20
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