Una performance fiume di Thomas De Falco inaugura a Milano l’Atelier Le Copains: spazio in pieno Quadrilatero della Moda che lo storico brand mette a disposizione dell’arte. Con la complicità della Gloria Maria Gallery
Occhio a non sbagliare quando scendi dalla metro, fermata Montenapoleone. Se giri dalla parte sbagliata ti trovi imbrigliato nei SUV con i finestrini oscurati che sgasano davanti all’Armani Hotel, con gli usceri a cambiare il clima ogni volta che aprono le porte – sbuffi di riscaldamento a palla d’inverno e correnti artiche d’aria condizionata d’estate: […]
Occhio a non sbagliare quando scendi dalla metro, fermata Montenapoleone. Se giri dalla parte sbagliata ti trovi imbrigliato nei SUV con i finestrini oscurati che sgasano davanti all’Armani Hotel, con gli usceri a cambiare il clima ogni volta che aprono le porte – sbuffi di riscaldamento a palla d’inverno e correnti artiche d’aria condizionata d’estate: prima o poi creeranno un tornado in miniatura. Se svolti invece dalla parte giusta e risali fino al civico 21 di via Manzoni ti trovi ad una porticina anche anonima, superi un buttafuori che non ce l’ha nemmeno per l’anticamera del cervello di ringhiare e piombi – primo piano – nell’Atelier Les Copains. Ti aspetti un clima da Quadrilatero della Moda, grissini avviluppati in abitini striminziti e risatine sommesse; invece trovi un vociare caldo, rimpolpato da filati grassi, materni, accoglienti. La proprietà è quella di una casa di moda, ovvio: ma la scelta di aprire una finestra sul mondo dell’arte contemporanea sortisce risultati di imprevedibile e confortante colloquialità. In cabina di regia Gloria Maria Cappelletti e Fabrizio Meris, che chiuso lo spazio fisico – l’attività prosegue in rete – della Gloria Maria Gallery di via Watt animano questi centocinquanta metri quadri a un passo dalla Scala. Spazio che Les Copains vuole sia teatro di ibridazioni tra arte e moda; e così sia allora. Con un primo evento che detta subito le regole del gioco, lontano dai formalismi affettati e dalle più fredde sciccherie: l’arte è l’arte, non bada troppo per il sottile, anzi. Va in scena allora la Rinascita fiume di Thomas De Falco, che mette a frutto gli anni di studio alla Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, centro d’eccellenza per la tecnica dell’arazzo, trasformando il telaio in strumento per il contemporaneo. Elegantissimi i candidi modelli adagiati su un catafalco nero, avvolti da metri e metri di corde di lana intrecciata – viscere, cordoni ombelicali, radici che l’artista muove senza sosta, nella frenesia di un calcolato disordine cosmico. La dimensione uterina della performance, sottolineata dall’arpa di Rossana Monico, rivive nelle opere portate in mostra: wrapping certosini, piccoli grandi bozzoli di lane trattate con metodo di assoluta profondità concettuale; combusti, sfilacciati, assemblati, tessuti e cuciti in fascinose cromie crude, terree.
Lavori che sanno di outsider art, che non ti saresti stupito di trovare nel Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni; interventi che inaugurano una stagione che si annuncia fitta di eventi. Ancora De Falco, ancora una perfomance in programma il prossimo 7 novembre: protagonista dell’azione la leggendaria modella Benedetta Barzini, icona di eleganza resa immortale dagli scatti di Richard Avedon e Irving Penn.
– Francesco Sala
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