Da spazio residuale a protagonista del futuro: Gilles Clément racconta alla NABA e alla Galleria Sozzani il suo “terzo paesaggio”. All’insegna delle buone pratiche, tra agricoltura dal basso ed economia sostenibile
L’illusione di una politica olistica che tutto deve sapere e determinare; un sistema economico cieco, figlio di un sistema culturale miope nei confronti delle reali potenzialità dell’idea di sfruttamento delle risorse: da trasformare in concetto positivo e non negativo. Non è un guru no-global, ma un accademico di lungo corso Gilles Clément, che nel doppio […]
L’illusione di una politica olistica che tutto deve sapere e determinare; un sistema economico cieco, figlio di un sistema culturale miope nei confronti delle reali potenzialità dell’idea di sfruttamento delle risorse: da trasformare in concetto positivo e non negativo. Non è un guru no-global, ma un accademico di lungo corso Gilles Clément, che nel doppio incontro milanese tra NABA e alla Galleria Sozzani porta la sua idea di sviluppo davvero sostenibile. Presentando il frutto delle sue più recenti ricerche, sgombrando il campo dai più facili pregiudizi nei confronti di un biodinamico e un kilometro zero che spesso appartengono per cultura allo snobismo radical-chic. Quello di chi magari non paga i fagiolini 80euro al chilo – certe cose capitano solo ad Arcore – ma può permettersi il lusso di una spesa sana e intelligente, saltabeccando da un mercatino di delizie coccolate, più che coltivate, a una esclusiva boutique del macrobiotico. Il mondo immaginato e sognato da Clément è invece a portata di tutti, modellabile e replicabile su vasta scala: purché si accetti una rivoluzione di portata potenzialmente copernicana. Purché si ascolti quello che chiama “genio naturale”, sistema di comunicazione ovviamente non verbale tra piante ed organismi vari, rete di connessioni che la natura applica in modo automatico per cercare di fare ciò che le riesce meglio. Sopravvivere. Attecchire. Evolvere.
Tanti gli esempi che porta Clément, suscitando il fascino del miglior Piero Angela: si passa dalle piante pirofite del Grand Canyon, considerate estinte e ricomparse magicamente grazie a un incendio che ne ha riattivato dopo secoli, grazie allo shock termico, i processi di fioritura; e si arriva alle buone vecchie e sane pratiche contadine, con le colture combinate di fragole e pere a farsi forza contro parassiti comuni. La conversione ad un’idea di evoluzionismo lamarckiano, che riconosca l’importanza dell’ambiente nel mutamento delle specie, porta a riconsiderare anche il paesaggio urbano. Ed è qui che le teorie di Clément escono dalla sfera dell’agronomia utopistica ed entrano in quella dell0’economia reale, passando dalla porta dei tanti lacerti urbani e suburbani di ruralità dimenticata: il terzo paesaggio appunto. Libero da palazzi e cartelloni ma non propriamente ri-naturalizzato, ambito da trasformare in forma di orti urbani e microimprese agricole in una esperienza diffusa di parcellizzazione aziendale. Che smantelli la monolitica e pesante struttura economia piramidale in favore di un collage di esperienze. In fondo la Storia insegna come, se le forze in campo sono tanto dispari, è con la guerriglia che il più debole sconfigge l’esercito più attrezzato. Nella sfida con la crisi – o meglio: le crisi – il ritorno alla zappa ci salverà.
– Francesco Sala
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