La Citè du Corps Humain, il nuovo museo di Montpellier sarà firmato dall’enfant prodige danese Bjarke Ingels con il suo studio BIG. Ecco tutte le immagini del progetto
Ormai lanciatissimo nelle più alte sfere dell’establishment architettonico, lo studio BIG (fondato dall’enfant prodige danese Bjarke Ingels) continua a sfornare uno dietro l’altro successi e mietere vittorie nelle competition internazionali, riuscendo ormai a battere studi dall’incredibile caratura. È di questi giorni la notizia del suo incarico per la realizzazione de la Citè du Corps Humain […]
Ormai lanciatissimo nelle più alte sfere dell’establishment architettonico, lo studio BIG (fondato dall’enfant prodige danese Bjarke Ingels) continua a sfornare uno dietro l’altro successi e mietere vittorie nelle competition internazionali, riuscendo ormai a battere studi dall’incredibile caratura. È di questi giorni la notizia del suo incarico per la realizzazione de la Citè du Corps Humain di Montpellier, un museo da 7800 mq, situato in centro città all’interno del Charpak Park il cui obiettivo è di riunire gli approcci artistici e scientifici esplorando le conoscenza e gli interrogativi legati al tema del corpo.
Concepito a partire da uno schema funzionale, il museo ha preso forma assumendo un’andatura a pettine, in cui a fazzoletti di terra si alternano corpi di fabbrica dalla fisionomia sinuosa, fluida, quasi liquida, che creano isole sopraelevate e calpestabili affacciate sull’intorno. Simili a placche tettoniche che, distaccandosi dal terreno di faglia, creano spaccature, curve e increspature sghembe. Proprio per enfatizzare la stretta relazione tra naturale e artificiale e sottolinearne la forte connessione, la pelle dell’edificio è pensata come una membrana che lascia allo sguardo la permeabilità necessaria ad attraversare le strutture: il giardino entra nel museo, il museo esce a spasso nel parco.
Grande interazione dunque per un paesaggio dinamico, quasi ergonomico, morbido, nel quale il visitatore ha la possibilità di esplorare, esprimendo la sua spazialità fisica in vari modi. Ma ad una bella forma, deve necessariamente seguire una corretta funzione. E così lo sviluppo planimetrico è espresso in alzato da un unico livello, il che garantisce un basso impatto ambientale ed urbano (se non fosse per l’illuminazione notturna, il museo non si vedrebbe nel parco). Per sfruttare al massimo il soleggiamento naturale dei quattro fronti poi, le facciate sono rivestite con fasce metalliche di diverse inclinazioni che seguono il percorso della luce. Minimo sforzo, massima resa: inaugurazione prevista per il 2018.
– Giulia Mura
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