Marco Lodola sul palco di X-Factor: una scultura luminosa dell’artista è il trofeo che si porta a casa Michele, il pupillo di Morgan che ha sbancato la settima edizione del talent-show Sky

È una grande “x” rossa, accesa di una tempesta di volti senza nome. Tratto distintivo di un artista che da sempre spoglia i suoi soggetti dei connotati fisiognomici: rendendoli animule luminose, facce insieme uniche e totali, individualità collettive che prendono forza nella sommatoria delle proprie aspirazioni. Una visione, quella di Marco Lodola, che non esce […]

È una grande “x” rossa, accesa di una tempesta di volti senza nome. Tratto distintivo di un artista che da sempre spoglia i suoi soggetti dei connotati fisiognomici: rendendoli animule luminose, facce insieme uniche e totali, individualità collettive che prendono forza nella sommatoria delle proprie aspirazioni. Una visione, quella di Marco Lodola, che non esce sminuita o banalizzata dall’incontro con quella trionfale macchina dello show-business che è X-Factor, anzi: il trofeo disegnato dall’artista per il vincitore della settima stagione rappresenta in una sintesi realmente efficace il punto di tangenza tra il percorso creativo dell’uno e il concept di quello che rappresenta, ad oggi, uno tra i talent più amati e seguiti d’Italia. Come confermano i circa due milioni di spettatori incollati allo schermo per la puntata finale – trasmessa su Sky Uno e in chiaro su Cielo – che ha visto l’incoronazione del giovanissimo Michele, lanciato da un Morgan sempre più a proprio agio nei panni dello scout di promesse del pop. L’opera di Lodola rientra in un percorso più articolato, che ha visto l’arte contemporanea affacciarsi grazie alla mediazione di Sky Arte HD su uno dei palcoscenici più seguiti della tv. L’artista pavese ha firmato anche i cinque metri di eXcalibur, la chitarra luminosa posta all’ingresso dell’arena realizzata al limitare del Parco Lambro, teatro delle puntate finali del talent e prossima ad accogliere altre produzioni della galassia Sky. Una scultura tempestata di una nuova galleria di volti, icone dei tanti che hanno condiviso il sogno di poter salire ad esibirsi sul palco del programma ma, in senso lato, omaggio a chiunque persegua il miraggio di misurarsi con un pubblico: non importa quale. Un monumento allo spirito della musica, intesa come entità virtuale che si nutre di emozioni e al tempo stesso le nutre, in uno scambio empatico tradotto in forma di energia e colore. In attesa, fedele al mito dell’uno su mille, che un prescelto arrivi a scioglierla e liberarla in tutta la sua potenza: nelle saghe nordiche è Artù, alle prese con la spada miracolosa. Nella nuova mitologia della società dello spettacolo è un ragazzo che non arriva a vent’anni, timido come il Semola disneyano a brandire lo scettro di nuovo re. Del pop.

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