Morto a Roma Pino Casagrande. La scomparsa del gallerista gentleman. Il ricordo degli amici, il funerale sabato nella Capitale
Il debutto nel mondo dell’arte come collezionista, negli anni Ottanta, nell’ambito di una famiglia di piccoli industriali. Poi la voglia di passare dall’altra parte: da collezionista a gallerista nel 1992, con il primo spazio in Via Principessa Clotilde, sebbene tutti gli avessero consigliato di fare la galleria a casa sua: una straordinaria villa sospesa tra […]
Il debutto nel mondo dell’arte come collezionista, negli anni Ottanta, nell’ambito di una famiglia di piccoli industriali. Poi la voglia di passare dall’altra parte: da collezionista a gallerista nel 1992, con il primo spazio in Via Principessa Clotilde, sebbene tutti gli avessero consigliato di fare la galleria a casa sua: una straordinaria villa sospesa tra l’Aventino e le Terme di Caracalla. Decise che sarebbe stato meglio separare le due cose, ma la casa divenne fin da subito teatro di memorabili serate all’insegna dell’arguzia, dell’amicizia, del buongusto. Tutte caratteristiche proprie di questo personaggio dall’aplomb marziano in una città come Roma. Nel regno della maldicenza e della critica strategica, mai sentito parlar male di qualcuno.
Dopo Via Principessa Clotilde, nel 1995 lo spostamento al Pastificio Cerere, che già da qualche anno era fulcro di arti e artisti. Uno spazio minimal all’estremo: bianche le pareti, bianco il pavimento. Sempre mostre personali, centrate, pulite. Esponeva quello che gli piaceva (grandi nomi italiani e internazionali come, giusto per ripercorrere gli ultimi dieci anni, Flavio Favelli, Piero Mottola, Daniela Perego, Corrado Sassi, Braco Dimitrijevic, Pietro Ruffo – nel 2006! – Flavio De Marco, Ines Fontenla, Maurizio Savini, Debra Werblud, Ileana Florescu, Michael Wesely, Pietro Mottola, Turi Simeti, Alan Charlton, Elisabetta Catalano, Ursula Mumenthaler, Oscar Turco e molti altri); “con un rigore, con una passione, con una competenza, senza accettare compromessi, senza mai occuparsi di cose in cui non credeva”, dicono Francesca Lo Schiavo e Dante Ferretti, grandi scenografi e amici di famiglia. “Noi non siamo nessuno rispetto a quello che ha fatto per l’arte a Roma. Con le sue scelte ha avvicinato tantissime persone alla visione dell’arte in una città alle volte sonnecchiante”, prosegue la coppia, “aveva scoperto verso maggio giugno di avere una brutta malattia, ma ha chiesto a me e a tutti gli amici di non preoccuparsi, non faceva che ripetere che tutto era sotto controllo. Se n’è andato con una immensa dignità da gentiluomo”.
Pino Casagrande, 74enne, è morto il 12 dicembre con una mostra ancora in corso in galleria (la personale di Giulio De Mitri). I funerali si terranno nella chiesa di San Saba, a Roma, sabato 14 dicembre alle 10.30. “Speriamo di vederci tutti lì”, dice il gallerista e amico Bruno Puiatti, “Pino si merita una grande partecipazione e un saluto sentito”.
– Massimiliano Tonelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati