Sky Arte update: arte dal basso alla Casa del Manzoni. Milano riscopre la cultura degli ex-voto. Quattro secoli di devozione popolare, alla scoperta di una tradizione che unisce tutto il bacino del Mediterraneo
Testimoniano una fede struggente nella sua cieca e assoluta ingenuità. Ma al tempo stesso si trasformano in cartoline involontarie di un’epoca, anzi: di più epoche. Partendo dall’Umbria rinascimentale e spingendosi fino alla Roma papalina, inquadrando gesti e ritualità; ma anche interni, arredi, abbigliamenti, oggetti di uso comune. Assumendo un valore che, esaurito quello cultuale, si […]
Testimoniano una fede struggente nella sua cieca e assoluta ingenuità. Ma al tempo stesso si trasformano in cartoline involontarie di un’epoca, anzi: di più epoche. Partendo dall’Umbria rinascimentale e spingendosi fino alla Roma papalina, inquadrando gesti e ritualità; ma anche interni, arredi, abbigliamenti, oggetti di uso comune. Assumendo un valore che, esaurito quello cultuale, si veste di inattese sfumature culturali. Sono le decine di tavolette di ex-voto esposte a Milano alla Casa del Manzoni, location dal fascino antico, che quando si tratta di indagare aspetti dimenticati della tradizione popolare si veste – alla luce della potenza concettuale de I promessi sposi – di inedite valenze in termini di suggestione e capacità evocativa.
Una collezione ricchissima quella della Fondazione P.G.R., acronimo che evoca il tipico e classico “per grazia ricevuta”, custode paziente di una preziosa pagina di arte dallo spirito naif; realtà che stringe con lo spazio milanese un sodalizio che vede l’allestimento periodico di mostre a tema. Primo appuntamento con il focus che mette in risalto, anche grazie all’allestimento di ambienti che ricostruiscono con fedeltà la quotidianità di una tipica famiglia alto-borghese dell’Ottocento, la dimensione intima e privata della stanza da letto. Luogo del riposo e del piacere, trasfigurato in questo caso in teatro del dolore ma anche della speranza: tavolozze affidate a mani inedotte traducono, in una bidimensionalità che assume involontariamente i toni ieratici del bizantinismo, storie di gravidanze insperate e guarigioni inspiegabili; i nimbi e le mandorle si affollano di santi e angeli in posa plastica, nella fotografia di ritualità a cavallo tra sacro e profano. Le circa settanta opere esposte a Milano, infatti, tramandano sì il rapporto con una religiosità radicale, ma sanno anche testimoniare le piccole prassi quotidiane di cerusici e medici, guaritori e levatrici.
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