Biennale di Sidney nel segno di Douglas Gordon e Tacita Dean, che presenta un’opera inedita: ecco il programma degli eventi pubblici che accompagnano da marzo la diciannovesima edizione della rassegna
A quelle latitudini assume i crismi dell’evento unico, e la cosa ci sta tutta: considerato che si tratta della prima volta in Australia per una firma del calibro di Douglas Gordon. La sua chiacchierata pubblica, accolta nel City Recital Hall, è tra gli appuntamenti clou del calendario – fresco di annuncio – degli eventi che […]
A quelle latitudini assume i crismi dell’evento unico, e la cosa ci sta tutta: considerato che si tratta della prima volta in Australia per una firma del calibro di Douglas Gordon. La sua chiacchierata pubblica, accolta nel City Recital Hall, è tra gli appuntamenti clou del calendario – fresco di annuncio – degli eventi che accompagnano dal 21 marzo le dodici settimane di durata della Biennale di Sidney, giunta quest’anno alla sua diciannovesima edizione. L’artista scozzese, il primo a vincere il Turner Prize con un video (eravamo nel 1996), presenta al pubblico australiano il suo Phantom: la presenza di questo lavoro del 2011 in mostra offre lo spunto per il dibattito che inaugura una ricca serie di talk e panel, performance ed azioni.Tra cui spicca, nei giorni di opening, il focus sulla frizzante scena polacca mediato da Agnieszka Pindera, in dialogo con i vari Hubert Czerepok e Agnieszka Polska; e che vive nell’attesa che Tacita Dean presenti, il prossimo mese di maggio, l’opera commissionata appositamente per la kermesse diretta da Juliana Engberg. Titolare di un concept per sua stessa ammissione “ottimista”, con il motto “You Imagine What You Desire” ad elevare l’artista a figura magica e poetica, visionario portatore di un messaggio universale di salvifica bellezza. Di cui si fanno megafono tra gli altri Libia Castro e Ólafur Ólaffson, Mircea Cantor e Yael Bartana, Ahmet Öğüt e Ugo Rondinone, Pipilotti Rist e Mathias Poledna. Italiani? Nel centinaio di artisti invitati spunta il solo nome di Rosa Barba.
– Francesco Sala
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