Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto riapre dopo tredici anni di lavori. Spiccano i tesori restituiti da Cleveland e dal Getty di Malibu: ma c’è anche un graffitista ante litteram…
Gli ultimi scampoli del dicembre 2013 hanno portato in dono la riapertura, dopo tredici anni di chiusura per restauri, del Museo Nazionale Archeologico di Taranto (M.AR.TA.). Su una superficie più ampia, quasi duplicata rispetto a quella degli anni sessanta, le nuove sezioni espositive offrono un percorso storico che dall’età ellenistica giunge fino a quella romana […]
Gli ultimi scampoli del dicembre 2013 hanno portato in dono la riapertura, dopo tredici anni di chiusura per restauri, del Museo Nazionale Archeologico di Taranto (M.AR.TA.). Su una superficie più ampia, quasi duplicata rispetto a quella degli anni sessanta, le nuove sezioni espositive offrono un percorso storico che dall’età ellenistica giunge fino a quella romana ed alto-medievale.
Un ideale percorso che parte da novità assolute: il cratere restituito alla città dal Museo di Cleveland, con la storia di Anfiarao rappresentato in fuga sulla sua quadriga durante la guerra contro Tebe, o il cratere a mascheroni del pittore di Baltimora, anch’esso restituito dal Paul Getty Museum di Malibu. Per proseguire, poi, per le sale dedicate l’oreficeria, alle terre cotte figurate; ammirare i suntuosi arredi provenienti dalle tombe gentilizie di età ellenistica, i mosaici che decoravano le case degli aristocratici romani della tarda età repubblicana. E ancora la storia della città che emerge attraverso le iscrizioni che ricordano vite lontane di uomini di mare, agricoltori, pastori, o attraverso le produzioni che documentano le attività degli artigiani nel settore della cosmesi, della tessitura, della tintura dei tessuti con la porpora, della lavorazione della ceramica.
Chi volesse conoscere la storia del Museo può trovare non solo notizie di donazioni, acquisizioni, sequestri, ma anche documenti originali risalenti alla sua fondazione nel 1887, nonché la ricostruzione degli ambienti di lavoro di studiosi come Quintino Quagliati, primo direttore del Museo, o di Ciro Drago, autore di un nuovo allestimento, nella prima metà del 900: entrambi figure chiave dell’archeologia in Puglia.
Una curiosità interessante? Una frase incisa sullo stipite dell’ingresso di un edificio: “chiamo coraggioso Ettore figlio di Priamo”. Un esempio di graffitismo ante litteram, opera di qualcuno che certamente conosceva Omero…
– Jolanda Leccese
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