“La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino vince il Golden Globe con miglior film straniero. Nell’anteprima degli Oscar il miglior film è quello di Steve McQueen, vecchia conoscenza dell’artworld
In attesa di giovedì, quando Chris Hemsworth, alias James Hunt, annuncerà le nominations per gli Oscar che si terranno il 2 marzo, a Hollywood è stata la serata dei Golden Globes, i premi conferiti dall’Hollywood Foreign Press Association, il potentissimo sindacato della stampa straniera a Los Angeles, di cui presto ci occuperemo con un focus […]
In attesa di giovedì, quando Chris Hemsworth, alias James Hunt, annuncerà le nominations per gli Oscar che si terranno il 2 marzo, a Hollywood è stata la serata dei Golden Globes, i premi conferiti dall’Hollywood Foreign Press Association, il potentissimo sindacato della stampa straniera a Los Angeles, di cui presto ci occuperemo con un focus ad hoc. La cerimonia, che si è tenuta secondo l’usanza al Beverly Hilton Hotel, per il secondo anno consecutivo è stata presentata dalla coppia Tina Fay ed Amy Poheler. Tutto è filato secondo copione, i bookmakers hanno indovinato tutto eccetto che il premio al miglior film straniero che invece di andare ad Adbellatif Kechiche per Blue is the Warmest Color, è andato, a sorpresa, a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. I due film avevano concorso insieme in un’altra importante occasione: il Festival di Cannes. Allora Kechiche aveva avuto la meglio. Qui, sarà la grande influenza del dipartimento italiano nell’organo della stampa straniera ad Hollywood, che vanta il maggior numero di adesioni, ben sei, e un vice (ex) presidente in carica tricolore (Lorenzo Soria), l’ Italia ha dribblato l’avversario e si è piazzata in pole position. Anche per gli Oscar.
Tornando alla lista dei premi vince il favorito Steve McQueen, omonimo dell’attore con cui non ha nessuna parentela, in Best Motion Picture Drama con 12 anni schiavo, uscita in Italia con la Bim prevista per il 20 febbraio. La commedia di David O’ Russel American Hustle fa tripletta con il globo al miglior film della categoria, quello per la miglior attrice protagonista Amy Adams e non-protagonista Jennifer Lawrence. Bene anche Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallee, visto al Festival di Roma, che vince per miglior interpretazione maschile con Matthew McConaughey e miglior supporting role con Jared Leto. Miglior attrice protagonista nel dramma Cate Blanchett in Blue Jasmine di Woody Allen, regista a cui quest’anno è stato conferito anche il premio Cecil B. DeMille. E mentre una splendida e mascolina Diane Keaton onorava l’amico on the stage, via Twitter Mia Farrow lanciava commenti al vetriolo (“Time to grab some icecream & switch over to #girls“)… Miglior regista secondo i giornalisti stranieri ad Hollywood è stato Alfonso Cuaron col suo Gravity, film d’apertura dell’ultimo Festival di Venezia, che raccontava la deriva di due astronauti nell’universo.
Miglior sceneggiatura a Spike Jonze per Her, premio meritatissimo nonostante conteso con altri valenti candidati come Philomena di Steven Frears e Nebraska di Alexander Paine. Miglior attore protagonista nella commedia è stato Leonardo Di Caprio, con The Wolf of Wall Street, nuova collaborazione con il suo mentore Scorsese che ha ringraziato in un brillante discorso in stile vecchia Hollywood. Miglior cartone Frozen. Ma non avevamo dubbi. Gli U2 vincono per la miglior canzone originale Ordinary Love, nella colonna sonora di Mandela: Long Walk to Freedom. Nell’ambito televisivo confermate le previsioni che vedevano Breaking Bad come miglior dramma e Brooklyn Nine-Nine miglior commedia. Behind The Candelabra di Soderbergh è stato invece premiato nella categoria miniserie/film Tv ed ha bissato con il premio di Michael Douglas come miglior protagonista. Quarto Golden Globe della carriera per l’attore su undici nomination totali. Non male. Davvero non male…
– Federica Polidoro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati