La meglio musica del 2013. La top five dei dischi dell’anno, secondo la redazione musicale di Artribune. Da Giuseppe Verdi a Blixa Bargeld, ce n’è per tutti i gusti
Cosa salvare di questo 2013 appena concluso, in ambito musicale? Dalla classica alla contemporanea, passando per l’elettronica, declinata nelle sue varie sfumature ambient, dance-techno-house, sperimentali, e il post-industrial, fino ad arrivare al rap, pop e rock di ricerca, tra indie australiano, no-wave newyorchese e new-wave italiana, la Redazione Musica di Artribune ha fatto le sue […]
Cosa salvare di questo 2013 appena concluso, in ambito musicale? Dalla classica alla contemporanea, passando per l’elettronica, declinata nelle sue varie sfumature ambient, dance-techno-house, sperimentali, e il post-industrial, fino ad arrivare al rap, pop e rock di ricerca, tra indie australiano, no-wave newyorchese e new-wave italiana, la Redazione Musica di Artribune ha fatto le sue scelte. Accostando descrizioni oggettive ad altre più emotive, dettate dal gusto, dalla testa o dal cuore, ogni collaboratore, mescolando le categorie o prediligendo un genere in particolare, ha stilato la sua personale top five dei dischi dell’anno scorso.
Giuseppe Pennisi
Richard Wagner, Der Ring des Nibelungen (14 CD e 2 DVD) (DG 479 1560)
Nel bicentenario della nascita di Wagner, questa registrazione (impeccabile sotto il profilo tecnico) fornisce la visione molto personale di Christian Thielemann, alla guida dell’orchestra della Wiener Staatsoper (e con un cast di alto livello) dell’impervia tetralogia. Indubbiamente superiore a quella fornita alcuni anni fa, dallo stesso Thielemann, in un cofanetto edito da Opus Arte.
Richard Wagner e Giuseppe Verdi, Trascrizioni e parafrasi di Liszt e Tausig (al pianoforte Orazio Sciortino) (Sony 88883726032)
Un tempo era il modo per ascoltare Wagner e Verdi (il 2013 è stato il bicentenario anche della nascita di Verdi) in salotto, in serate tra amici. Questo CD ci ricorda la maestria necessaria per le trascrizioni e l’esigenza di un pianista di rango. Può aprire un percorso nuovo per le società di concerti, soprattutto in capoluoghi di provincia.
György Ligeti, Studi: Libri I,II e III (al pianoforte Thomas Hell) (Wergo Wer 6763 2)
Capolavori poco noti del secondo Novecento. Si pongono al di là dei generi a ragione di composizioni anche brevissime che, a ragione delle indicazioni precise del metronomo, si pongono quasi ai limiti delle possibilità fisiche del pianista. Le giovani generazioni potranno riconoscersi in un grande compositore poco noto in Italia.
Pierre Boulez, Oeuvres complètes (13 CD) (Ensemble e solisti vari) (DG 4806828)
Un cofanetto che debbono avere tutti coloro che amano la musica contemporanea e che sanno che i suoi confini non sono solo a Darmstad. Una vera gioia, anche in quanto per la prima volta si possono ascoltare le registrazioni radiofoniche di lavori giovanili del compositore.
Marc-Antoine Charpentier, Le Concert des Violes (Ensemble Mare Nostrum & Andrea De Carlo) Sony DADC 5400439002845
Una vera riscoperta da parte di un complesso giovane che si è dato come mandato di mostrare come il barocco e la musica contemporanea hanno molti punti in comune (ad esempio le improvvisazioni). Una gioia, anche per le nuove generazioni.
Paolo Tarsi
Dall’opera Oedipus di Wolfgang Rihm (DVD, Arthaus Musik), alle Reinvenzioni di Stefano Scodanibbio (Reinventions, ECM) magistralmente interpretate dal Quartetto Prometeo, passando per i messaggi cifrati contenuti nelle opere di Michele dall’Ongaro (Checkpoint, Stradivarius) e le implicazioni con le arti visive di Morton Feldman (For Philip Guston, Atopos 22/24) e Giovanni Verrando (Dulle Griet, Aeon), Pieter Bruegel il Vecchio nel secondo caso. Ecco le cinque pubblicazioni di musica contemporanea – (su CD e DVD) – che ho apprezzato maggiormente.
Vincenzo Santarcangelo
Boards Of Canada, Tomorrow’s Harvest (Warp)
Per la compagnia che ha saputo farmi in un periodo controverso di un controverso 2013.
Dadub, You Are Eternity (Stroboscopic Artefacts)
Per il 23 agosto 2013.
Emptyset, Recur (Raster Noton)
Per il ferro, per l’acciaio, per tutti gli oggetti che, percossi o sfregati, emettono un suono.
Stefano Scodanibbio / Quartetto Prometeo, Reinventions (ECM)
Per Villa Romana, le parole di M.B., per Francesco, per Stefano.
The Necks, Open (Northern Spy)
Per il tutto esaurito delle tre date al Cafe Oto di Londra.
Claudio Musso
Daft Punk, Random access memory (Columbia Records)
Ryoji Ikeda, Supercodex (Raster Noton)
Jay Z, Magna Charta Holy Grail (Universal)
Blixa Bargeld / Teho Teardo, Still Smiling (Specula Records)
Flaming Lips, The Terror (Bella Union)
Claudia Giraud
Depeche Mode, Delta Machine, (Columbia)
Dopo il deludente Sounds of the Universe torna a convincere il suono elettro-pop, a tratti intinto nel blues, della storica band britannica.
Pere Ubu, Lady From Shanghai, (Fire Records)
Ritmi isterici, rumorismo, sfregi armonici e la voce nervosa del leader David Thomas (unico sopravvissuto della formazione originaria) sono il marchio di fabbrica anche di questo nuovo disco della band di Cleveland che ha fondato il genere art rock, nei lontani anni ’70.
Lydia Lunch, Retrovirus, (Interbang Records)
La dark lady della no-wave newyorchese è in forma smagliante e lo dimostra soprattutto dal vivo, dove può dare libero sfogo alla carica aggressiva e al cantato/recitato, più vicino alla poesia sonora che al rap, supportata dalla propria all-star band. Alla chitarra Weasel Walter, storico agitatore della Chicago underground anni ’90; Bob Bert, batterista nei primi due fondamentali dischi dei Sonic Youth Confusion Is Sex e Badmoon Rising; al basso Algis Kizys, già membro degli Swans tra il 1986 e il 1995.
Diaframma, Siberia, (Ristampa Deluxe, Diaframma Records/Self/Lunatik, LP+CD, + CD live 1985), Prima edizione: 5 dicembre 1984
In occasione del trentennale del primo disco della band fiorentina, la sua ristampa, in una edizione limitata in 999 copie deluxe, comprendente LP in vinile remixato, CD remixato e con aggiunti undici brani registrati dal vivo a Modena il 4 gennaio 1985, fa capire di che pasta era fatta la new wave italiana negli anni ’80.
Karl Bartos, Off The Record, (Bureau B)
Bartos ha qui pescato nei suoi archivi musicali. All’apice della carriera con i Kraftwerk, di cui è stato un componente pesante, influenzando con la sua musica dischi come The Man-Machine (1978) e Computer World (1981), ha scritto, off the record, in segreto, un diario acustico, da dove ora ha attinto per realizzare questo album “audio-visualsensation”, con dodici brani inediti ma dal sapore vintage.
– a cura di Claudia Giraud
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati