Sundance Festival: un premio anche per Iain Forsyth e Jane Pollard, i video-artisti sedotti dal cinema e dal rock. Ma a trionfare è Damien Chazelle, che a nemmeno trent’anni si candida a next big thing del cinema internazionale
Non c’è solo Steve McQueen a tenere i piedi in due scarpe, muovendosi come un pendolo tra film e video-arte. L’edizione 2014 del Sundance Festival consacra a livello definitivo il talento di Iain Forsyth e Jane Pollard, coppia che da anni ibrida i linguaggi dell’arte contemporanea con quelli dell’industria cinematografica. Nella serata che a Park […]
Non c’è solo Steve McQueen a tenere i piedi in due scarpe, muovendosi come un pendolo tra film e video-arte. L’edizione 2014 del Sundance Festival consacra a livello definitivo il talento di Iain Forsyth e Jane Pollard, coppia che da anni ibrida i linguaggi dell’arte contemporanea con quelli dell’industria cinematografica. Nella serata che a Park City ha visto assegnare i più importanti riconoscimenti del cinema indipendente, la coppia ottiene il premio del pubblico nella categoria U.S. World Cinema Documentary, convincendo con il suo 20.000 Days On Earth. Un docufilm dalle atmosfere prettamente malinconiche e notturne, a tratti sulfuree, come si conviene al protagonista assoluto dell’impresa: Nick Cave, moderno maudit chiamato a interpretare se stesso e mettere in scena una ideale giornata di lavoro, scrittura ed emozione. Un’odissea in stile Joyce traslata nel mondo del rock, con i cameo di Kylie Minogue e Ray Winstone, vissuta come riflessione universale sul concetto di ispirazione e creazione. Un tema che si rifà in fondo alle prime prove del duo, con le loro celebri e accattivanti rievocazioni di grandi eventi della storia della cultura: passando dall’ultimo memorabile concerto di un David Bowie alias Ziggie Stardust a performance storiche di Bruce Naumann e Vito Acconci. Nati artisti – memorabile la loro Silent Sound presentata alla Biennale di Liverpool – Forsyth e Pollard ritrovano il rocker dopo aver girato i video dei singoli estratti dal recente Dig, Lazarus, Dig!!!, e consolidano la propria fama di “amici della musica”. Nata lavorando per artisti che vanno da The Veils a Gil Scott Heron.
A sbancare i premi più prestigiosi è invece Damien Chazelle, appena 28 anni e già capace di portare a casa con la sua seconda prova dietro al macchina da presa sia il premio per il miglior film determinato dalla giuria sia quello assegnato dal pubblico. Piace il suo Whiplash, storia del tormentato rapporto tra un giovane batterista promessa del jazz e il suo crudele maestro; incontro tormentato e difficile, un po’ più orizzontale e meno da cultori del genere rispetto alle sue prove come sceneggiatore, con gli script del thriller Grand Piano e dell’horror The Last Exhoricsm.
Il più giovane ha 12 anni, il più grande appena 15: sono i tre ragazzini protagonisti di Rich Hill, miglior documentario dell’anno, ambientato nell’omonima cittadini del Missouri. Lo sguardo di Andrew Droz Palermo e Tracy Droz Tragos si sofferma sui sogni e le ansie di riscatto degli adolescenti che vivono lontano dalle luci della ribalta, provando a dare una scossa all’ambiente frustrante e immobile della più classica provincia americana.
– Francesco Sala
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