Terremoto sul terremoto dell’Aquila. Quattro arresti per corruzione negli appalti legati alla ricostruzione post-sisma, coinvolti responsabili dei beni culturali
Non c’è pace per L’Aquila. Dopo il terremoto che sconvolse la città e la popolazione quel tragico 6 aprile 2009, ora arriva un altro genere di “terremoto”, questa volta giudiziario. E al centro dell’attenzione ci sono proprio lavori e appalti legati al recupero del patrimonio storico-artistico, che tante volte abbiamo seguito – con altri punti […]
Non c’è pace per L’Aquila. Dopo il terremoto che sconvolse la città e la popolazione quel tragico 6 aprile 2009, ora arriva un altro genere di “terremoto”, questa volta giudiziario. E al centro dell’attenzione ci sono proprio lavori e appalti legati al recupero del patrimonio storico-artistico, che tante volte abbiamo seguito – con altri punti di vista – anche noi di Artribune. Do ut Des: questo il nome – alquanto simbolico – assegnato all’operazione che ha portato ad indagini e arresti di politici e funzionari spesso responsabili dei beni culturali.
Il nome più in vista, fra i coinvolti, è quello del vicesindaco dell’Aquila Roberto Riga, con delega proprio alla ricostruzione, indagato nell’inchiesta su tangenti e appalti che lo ha portato a rassegnare le dimissioni, nella serata di oggi 8 gennaio. Nel complesso sono 4 gli arrestati e altrettanti gli indagati, con accuse che vanno dalla corruzione all’appropriazione indebita, millantato credito, falsità materiale e ideologica. Fra gli arrestati ci sono Pierluigi Tancredi, all’epoca dei fatti consigliere comunale delegato per il recupero e la salvaguardia del patrimonio artistico, Vladimiro Placidi, ex assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali nonché direttore del Consorzio dei beni culturali della Provincia dell’Aquila, Daniela Sibilla, 38, dipendente collaboratrice del Consorzio beni culturali.
Le indagini sono ancora in corso: tuttavia le prime notizie parlano di somme quantificate in circa 500mila euro, sborsate per l’aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma; emergerebbe anche l’appropriazione indebita di 1.268 mila euro, da parte di alcuni indagati, per il pagamento di alcuni dei suddetti lavori, nel periodo che va da settembre 2009 a luglio 2011. Molti degli interessi si sarebbero mossi attorno ai lavori di messa in sicurezza di Palazzo Carli, ex sede del rettorato dell’Università dell’Aquila, costati circa 5 milioni di euro.
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