Altro che Baricco. Massimo Bray è il Ministro della cultura più amato dagli Italiani. Il popolo social non ha dubbi: “toglietemi tutto, ma non il mio Bray”

Non si parla d’altro, sui giornali, in tv, per strada, sui social. Matteo Renzi e il nuovo governo che l’Italia avrà in sorte, da qui a pochi giorni. Tradito e archiviato sotto la voce “fallimento”, il catto-democratico Enrico Letta si rimette alle volontà del suo partito e lascia spazio al vero homo novus: lo spregiudicato, ipercinetico, […]

Non si parla d’altro, sui giornali, in tv, per strada, sui social. Matteo Renzi e il nuovo governo che l’Italia avrà in sorte, da qui a pochi giorni. Tradito e archiviato sotto la voce “fallimento”, il catto-democratico Enrico Letta si rimette alle volontà del suo partito e lascia spazio al vero homo novus: lo spregiudicato, ipercinetico, ambizioso e abilissimo ragazzo fiorentino, che l’occasione l’ha colta non appena s’è presentata. In barba al consenso popolare. Cambio di squadra dunque. E nell’attesa dell’incarico ufficiale e della fiducia, è tempo di riflessioni e di consultazioni. Renzi, li rottamatore organico al sistema, organizza la sua squadra. Così, mentre impazza il totoministri, tra satira, speranze e scongiuri, noi ci concentriamo sul Dicastero dei Beni Culturali: il sondaggio sui papabili nomi renziani è già on line – con il riproposto Bray in testa – mentre un articolo in forma di bilancio, dedicato proprio al Ministro uscente, è in preparazione.

Ma non dimentichiamoci dei social, che danno il polso di un sentire popolare una volta intercettato tra le piazze ed i bar. Che ne pensa le gente di Massimo Bray? Lodi, insulti o indifferenza? Abbiamo fatto un check su Facebook e il verdetto è inequivocabile. Promosso cum laude e già rimpianto, ancor prima di conoscere il successore. È già nato un gruppo aperto, dal geniale nome-spot: “Toglietemi tutto, ma non il mio Bray”. Dentro ci sono post dedicati agli obiettivi raggiunti dal Ministro in questi mesi, riflessioni,  foto ricordo, appelli e dichiarazioni d’amore.  1200 iscritti in due giorni e un ringraziamento via twitter, da parte dell’attentissimo Ministro.
Poi passiamo sulla fan page dell’interessato – tra i politici più attivi sui social in assoluto – e arriva la conferma. Ieri notte Bray prendeva commiato con una perla di lirica saggezza, trascrivendo una nota frase del Piccolo Principe: “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi“. Citazione celeberrima, un modo forse per dire che lui, il suo incarico, lo ha condotto con autentica passione, puntando a cambiamenti sostanziali, pur senza proclami o finte rivoluzioni.

#iostoconbray

#iostoconbray

La reazione? Unanime. Un profluvio di commenti affettuosi, grati, già nostalgici, delusi, speranzosi, complimentosi: “Grazie Massimo, come Ministro hai fatto tanto, non smetterò di seguirti”, “Io non lo voglio Baricco!!! Resti lei!”, “ Io credo che se ci fosse un minimo di democrazia in Italia, Lei verrebbe rieletto”, “Primo vero Ministro della Cultura e Turismo da decenni! “, “Un grande uomo di cultura ad un posto di cultura!”,  “La ringrazio per il modo serio, appassionato, competente e genuino con il quale ha affrontato questi mesi di lavoro. Sono tanto preoccupata per la democrazia in questo paese. In bocca al lupo per tutto”.
Senza contare chi lo ringraziava per aver trovato lavoro al Mibac mediante una sua legge, chi per aver tentato di far rinascere il Sud e chi, semplicemente, per quel (raro) mix di “Passione, Competenza e Capacità”.  Celebrazione clamorosa, in controtendenza rispetto al trend del momento: insultare i politici, sempre e comunque, sfogando – con qualunquismo, ma anche con comprensibile stanchezza – tutta la rabbia per un Paese che affonda, a velocità.
Per Bray, invece, nessun insulto, nessun addio sbruffone, né tribunali né sassaiole. Anzi. Probabilmente è l’unico Ministro – basta spulciare le pagine dei colleghi, o i commentari di blog e giornali on line – che esce da questa breve avventura di governo con un consenso e un rispetto condivisi.
E in effetti, gliene va dato atto: non è stato un rivoluzionario – tempi brevi, economie inesistenti e vincoli europei soffocanti non lo consentivano nemmeno – ma ha provato a dare un segno. Soprattutto senza combinare pasticci (magari, però, anche per questo gli è mancato il tempo: vedi le aspre critiche che iniziavano a montare per  il progetto di riforma del Ministero, lo stesso che, ad esempio, accorpava il settore del Contemporaneo alla direzione generale Spettacolo). I modi da gentleman, la capacità comunicativa e l’evidente amore per la cultura hanno fatto il resto. Tutto sommato, dunque, il risultato è chiaro: il placet popolare spetta a lui, Massimo Bray. Il Ministro della cultura più amato dagli Italiani. Per questi dieci mesi, almeno.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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