Anish Kapoor contro l’Italia: Paese dove si “confonde la politica con la cultura”. Una lettera aperta al Corriere della Sera lamenta l’aborto del progetto che l’artista ha firmato per la metropolitana di Napoli
E ora si apre il nuovo fronte della polemica verbosa. Da un lato chi si trincera dietro il preteso orgoglio nazionale di un Paese vilipeso e sbugiardato, infangato, irrimediabilmente sputtanato. Dall’altro il fuoco di fila di chi non aspetta che l’assist giusto per lasciarsi andare alla giaculatoria del “siamo alle solite”, sognando asilo là dove […]
E ora si apre il nuovo fronte della polemica verbosa. Da un lato chi si trincera dietro il preteso orgoglio nazionale di un Paese vilipeso e sbugiardato, infangato, irrimediabilmente sputtanato. Dall’altro il fuoco di fila di chi non aspetta che l’assist giusto per lasciarsi andare alla giaculatoria del “siamo alle solite”, sognando asilo là dove di civiltà davvero se ne intendono. In mezzo lo sfogo certo comprensibile, forse un po’ troppo umorale e poco argomentato, raccolto da Corriere della Sera e destinato a scatenare nelle prossime ore mitragliate di retorica. È quello affidato al quotidiano di via Solferino da Anish Kapoor (pardon: “sir” Anish Kapoor, come vezzosamente si firma), che scrive di proprio pugno la sua versione della vicenda che ha bloccato il progetto per la nuova stazione della metropolitana di Monte Sant’Angelo. In quel di Napoli.
Una struttura avveniristica, pensata oltre dieci anni fa come fluida, sinuosa e uterina presenza destinata ad accogliere il flusso degli studenti in transito verso la vicinissima università; una realizzazione voluta per arricchire il panorama di una metro notoriamente riconosciuta come spettacolare palestra dove allenare il dialogo tra arte pubblica e linguaggi del contemporaneo. La linea più bella del mondo secondo molti media – autorevoli – sparsi per tutto il mondo. Messi a conoscenza oggi da Kapoor che in Italia “vige la singolare abitudine di confondere la politica con la cultura, anzi per essere precisi sembra proprio che la politica ritiene di poter sottomettere la cultura ai propri desideri”. Già. Perché la colpa della mancata conclusione di un progetto abbondantemente avviato e pagato (2 milioni di euro afferma il Corsera) sarebbe proprio di una classe dirigente cui viene imputato da Kapoor non solo la “traumatica sostituzione dei vertici [del Museo Madre n.d.r.] e non pochi danni alla credibilità dell’istituzione”, ma anche – soprattutto – l’affondamento di un piano, chissà, “politicamente troppo ingombrante per i successori di Antonio Bassolino?”. Morale della favola: Kapoor piange la triste sorte degli operai rimasti orfani (leggi: licenziati) a seguito della chiusura del cantiere e quella delle due sculture già fuse e pronte ad essere collocate, ostaggio della ditta olandese che le ha realizzate senza vedere il becco di un quattrino. L’artista si propone, così come aveva confidato al Corriere del Mezzogiorno nel 2012, di comprarsi le opere e strapparle dall’oblio: peccato non riesca nemmeno a capire come fare, tale è la confusione burocratica che soffoca l’intera vicenda.
Tante le domande consegnate dall’artista al Corriere. Che si limita a passare parola, senza – almeno per il momento – farsi strumento per indagare, accertare, scoprire, svelare. Lasciando dunque il tutto nel brodo di una polemica che titilla e ingolosisce, ma perde l’occasione per ricostruire oggettivamente il quadro della situazione.
– Francesco Sala
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