Atla(s)now, arte relazionale tra le cime del Marocco. Gli utlimi step del progetto di Angelo Bellobono, con le residenze di Nacciarriti e Vackar. Aspettando la Biennale di Marrakech
Arte contemporanea, sport, paesaggio, cultura locale. E un’immagine diversa rispetto al cliché che subito viene in mente, parlando dell’Africa. Niente sole cocente e ampie distese di sabbia: qui siamo in Marocco, vicino Marrakech, ai piedi del monte Toubkal, nel cuore di un paesaggio di ghiaccio, roccia, neve. Lo sport, allora, è quello dello sci. E […]
Arte contemporanea, sport, paesaggio, cultura locale. E un’immagine diversa rispetto al cliché che subito viene in mente, parlando dell’Africa. Niente sole cocente e ampie distese di sabbia: qui siamo in Marocco, vicino Marrakech, ai piedi del monte Toubkal, nel cuore di un paesaggio di ghiaccio, roccia, neve. Lo sport, allora, è quello dello sci. E l’arte è tutta nel progetto di ricerca, dal taglio sociale e relazionale, che Angelo Bellobono – artista e maestro di sci – ha lanciato in questi luoghi nel 2012. Atla(s)now è il titolo, dal nome di quella ripida catena montuosa – l’Atlas, o Atlante – che si estende tra Marocco, Algeria e Tunisia, per circa 2400 km.
In questi luoghi Bellobono ha svolto una lunga residenza, creando delle opere en plein air, guidando dei workshop creativi e organizzando dei corsi di formazione per maestri di sci, sempre in collaborazione con la gente del luogo e col supporto di alcune istituzioni culturali locali. Un viaggio che ha proseguito, nell’inverno del 2013, con altre due residenze, coordinate dal curatore, Alessandro Facente.
Sono stati lì Andrea Nacciarriti e Adam Vackar, entrambi arrivati al termine del loro percorso. Il primo ha sviluppato una ricerca sul concetto di “fossilizzazione dell’identità berbera”, con una serie di interventi sul territorio, realizzati con le comunità locali, volti a recuperare una tradizione prettamente orale, islamizzata e a rischio di dissoluzione. L’altro ha lavorato invece sul problema dell’inquinamento ambientale legato alle piccole discariche abusive, spesso soggette ad incendi: una serie di azioni chiamate da Vackar “transitive and participative objects” – ancora svolte insieme ai residenti – hanno portato alla realizzazione di un tappeto e uno djellaba (una tunica tradizionale del luogo) fatti con rifiuti di plastica raccolti lungo il letto asciutto del fiume che attraversa Imlil. Le due sculture, esperimenti di riuso creativo e di riflessione critica, sono state poi utilizzate come elementi rituali e simbolici durante lectures e workshop itineranti sull’ecologia.
La missione sociale del progetto ha trovato poi una nuova declinazione con la residenza di dodici giorni in Italia, offerta da Atla(s)now a Id Ali Brahim, maestro di sci marocchino che ha trascorso un periodo di formazione, tra gennaio e febbraio 2014, nelle stazioni di sci di Campo Felice ed Ovindoli. Il tutto filmato e raccontato in un documentario, attualmente in lavorazione.
Il prossimo step, fissato tra il 26 febbraio ed il 3 marzo, è legato alla quinta Biennale di Marrakech: mentre una mostra targata Atla(s)now sarà ospitata negli spazi della Fondazione Dar Bellarj, un bus accompagnerà passanti e visitatori attraverso il museo diffuso realizzato in questi anni, solcando il paesaggio straordinario dell’Atlas. Un viaggio tra le montagne ghiacciate e i villaggi berberi di Imlil, Asni e Armed, veri protagonisti di questa lunga esperienza immersiva, il cui senso profondo resta quello della “relazione”: tra i luoghi, le persone, le loro storie e i loro talenti. Con l’arte a fare da collante, strumento, orizzonte.
– Helga Marsala
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