Cinque artisti, per i cinque cerchi olimpici. A Sochi una mostra celebra l’inizio delle Olimpiadi invernali e i cento anni dall’adozione del simbolo. Ricordando de Coubertin e Jung
Al via i Giochi Olimpici invernali di Sochi. E tra i molti eventi a latere, organizzati in Russia ma anche oltreconfine, non mancano gli appuntamenti con l’arte. Così, se il Museo Olimpico di Losanna si aggancia all’importante occasione per celebrare la sua riapertura post-restauro, ospitando una grande mostra dedicata alla cultura e all’estetica dello sport nell’Unione Sovietica di inizio Novecento, […]
Al via i Giochi Olimpici invernali di Sochi. E tra i molti eventi a latere, organizzati in Russia ma anche oltreconfine, non mancano gli appuntamenti con l’arte. Così, se il Museo Olimpico di Losanna si aggancia all’importante occasione per celebrare la sua riapertura post-restauro, ospitando una grande mostra dedicata alla cultura e all’estetica dello sport nell’Unione Sovietica di inizio Novecento, a Sochi si inaugura una collettiva istituzionale. Siamo negli spazi del Moscow Manege, edificio storico nel centro di Mosca, costruito nel periodo imperiale e un tempo adibito a maneggio. Qui, tra il 7 febbraio e il 2 marzo 2014, è allestita A Season of Triumphs, mostra pensata per celebrare l’anniversario dell’adozione della bandiera olimpica.
Fu infatti nel 1914 che il Congresso Olimpico di Parigi utilizzò ufficialmente l’odierno simbolo dei Giochi, il celebre intreccio di cinque anelli colorati – blu, giallo, nero, verde e rosso – disegnati su sfondo bianco. A idearli era stato il barone francese Pierre de Coubertin, inventore nel 1894 delle stesse Olimpiadi, poi lanciate nel 1896 con cadenza quadriennale.
“I sei colori così combinati”, scriveva de Coubertin, “riproducono quelli di tutte le nazioni, senza eccezione. Il blu e il giallo della Svezia, il bianco e il blu della Grecia, il tricolore francese, inglese, tedesco, belga, italiano, ungherese, il giallo e il rosso della Spagna accanto al Brasile, l’Australia, il vecchio Giappone e la nuova Cina. Ecco davvero un simbolo internazionale”.
La successiva interpretazione filosofica di Carl Gustav Jung introdusse nuovi elementi di lettura, legati alla relazione archetipica, simbiotica e osmotica tra l’uomo e la natura: se l’anello va letto come segno di vitalità, i cinque cerchi interconnessi corrispondono alle cinque energie della creazione, legno, fuoco, acqua, terra e metallo.
Saranno cinque artisti internazionali a interpretare, ognuno, uno degli elementi, attraverso opere di diversa natura: Francisco Infante, Boris Orlov, Valentina Apukhtina, Ilko Brandt, Francesco Pignatelli. Il progetto di quest’ultimo, prodotto in esclusiva da Nicoletta Rusconi Art Project, è un film dal titolo +Fragile, ispirato al suo precedenteciclo di fotografie a tema boschivo e dedicato alla bellezza dei tronchi, alla suggestione della materia lignea. Un video dal taglio lirico ed emozionale, “che grazie alla tecnica del rovesciamento cromatico”, scrive Paola Bonini nel testo di presentazione, “siamo obbligati a guardare con occhi nuovi, ritrovandone tutto l’eterno significato simbolico: il bosco ci chiama, come nelle fiabe, lungo i sentieri brillanti che il negativo incide al posto delle ombre, e allo stesso tempo ci spaventa, perché come non mai, stravolto nelle sue luci, incarna l’ignoto”.
– Helga Marsala
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