Londra, partita la fashion week invernale. Tra passerelle virtuali, marchi storici e giovanissimi in ascesa, un tripudio di sperimentazione. Per un buisiness da 26 miliardi
Archiviate le passerelle newyorchesi, è la volta di Londra, con una tra le fashion week più attese del globo. È partita ieri, 14 febbraio, la maratona della moda ospitata due volte l’anno nella splendida cornice della Somerset House, con vista ghiacciata sul Tamigi. E l’entusiasmo è altissimo. Sull’industria della moda l’Inghilterra continua a puntare moltissimo: […]
Archiviate le passerelle newyorchesi, è la volta di Londra, con una tra le fashion week più attese del globo. È partita ieri, 14 febbraio, la maratona della moda ospitata due volte l’anno nella splendida cornice della Somerset House, con vista ghiacciata sul Tamigi. E l’entusiasmo è altissimo. Sull’industria della moda l’Inghilterra continua a puntare moltissimo: secondo i dati forniti del British Fashion Council, il settore vale per il Paese 26 miliardi di sterline, pari all’1,7 del prodotto interno lordo, con 797 mila posti di lavoro in campo.
Si mobilita dunque la città per accogliere questa nuova edizione dell’evento, capace di calamitare un indotto notevole, fra l’invasione di un turismo di settore e il moltiplicarsi di eventi collaterali. Quaranta gli show in programma, con un mix di brand storici ed emergenti, mentre sono circa 5000 gli sopiti attesi, tra buyer e addetti ai lavori.
Una Londra che si propone e si racconta – basta sfogliare un po’ di blog e riviste inglesi – nei panni di regina del gusto cool, infinitamente creativa, antropologicamente votata alla sperimentazione e alla ricerca, laboratorio per new wawe e giovani talenti, sprezzanti di codici e maniere: da queste parti la moda è rischio, persino quando flirta con il classico e la tradizione british.
Tra i marchi più attesi Tom Ford, Burberry, Paul Smith, Mulberry, Hunter Orioginal, Jonathan Saunders, Peter Pilotto. L’apertura di venerdì 14 febbraio è toccata a JS Lee. Collezione ultra minimal e charmant, tutta nei toni del bianco, del blu cobalto, del verde marcio e del marrone: finezza nei tagli, sia per gli abitini da collegiale appena irregolari che nei cappotti a sacco, lunghi ed avvolgenti, affidando ai tipici pattern scozzesi, ton sur ton, un minimo gioco di variazioni. Tutt’altra atmosfera con Jean-Pierre Braganza, tripudio di nero, argento e blu profondo, per un gioco di tagli, texture e sovrapposizioni che destruttura, spezza e sorprende, ma senza strafare.
Tra le molte stranezze c’è la gonna fatta di cellulari Nokia Lumia 1520, capo-spot firmato da Fyodor Podgorny e Golan Frydman, vincitori del “Fashion Fringe Award”: per simulare il movimento del tessuto che accompagna la falcata in passerella, gli schermi cambiano colore, grazie ad un’app che sintonizza i movimenti del corpo alle immagini elettroniche. Sul fronte contaminazioni arte-moda c’è invece il duo Felder Felder, ovvero le gemelle Daniela e Annette Felder, anche loro in scaletta per la prima giornata. Modelli ispirati alle luci e i colori dell’immenso Gerard Richter, tavolozza autunnale, col verde muschio, il nero e il bordeaux protagonisti indiscussi, mixando con attitudine rock piume, spacchi vertiginosi, maglie monospalla, lunghi paltò bohemien e arditi giubbini in pelle, tessuti iridescenti multicolor oppure lucidi in finta pelle.
E ancora, location d’eccezione per Topshop, la catena britannica del Gruppo Arcadia, capitanata dal milionario Philip Green: un nuovo fashion show pirotecnico, quest’anno ospitato nientemeno che nella monumentale Turbine Hall della Tate Modern. Il tema? La tecnologia. Un mondo virtuale, sfavillante e multilayer, trasmesso in livestreaming e fruibile anche in 3D. Intanto, nella vetrina del flagship store in Oxford Circus sono state collocate cinque postazioni per altrettanti clienti fortunati, che potranno godersi l’evento in cuffia e monitor, venendo catapultati tra e passerelle ed i backstage, per un’esperienza immersiva senza pari.
Occasione ghiotta, infine, per chi ha nel cilindro annunci importanti, da dare in pasto ai media sintonizzati sulla piazza londinese: Alexander McQueen anticipa così l’apertura del suo flagship store nel gigantesco shopping centre di Dubai, il Mall of the Emirates. 1.203 metri quadrati per abiti e accessori, nella prima casa in Medio Oriente dello stilista inglese, tironfo di estetica industriale e atmosfere surrealiste, street culture e modernismo. Lo firma studio di architettura e design David Collins, con la supervisione di Sarah Burton, creative director di McQueen.
– Helga Marsala
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