Metti un senzatetto come gallerista. È l’ultima azione dello street artist Lush. Che a Madrid ingaggia un homeless per vendere alcuni suoi lavori: tra critica al sistema e beneficienza
Non vogliamo dire che abbia un po’ scopiazzato da altri illustri colleghi; ma l’ultima azione dello street artist Lush testimonia, quantomeno, una sensibilità diffusa. Parliamo di arte pubblica e di fasce sociali deboli, di attitudine sociale e di povertà: il lato triste e duro della strada. Il riferimento è al nuovo lavoro di Andres Serrano, […]
Non vogliamo dire che abbia un po’ scopiazzato da altri illustri colleghi; ma l’ultima azione dello street artist Lush testimonia, quantomeno, una sensibilità diffusa. Parliamo di arte pubblica e di fasce sociali deboli, di attitudine sociale e di povertà: il lato triste e duro della strada. Il riferimento è al nuovo lavoro di Andres Serrano, di cui tanto s’è parlato sotto Natale, dedicato agli homeless di New York: non più una serie di raffinate fotografie, come quelle scattate negli anni Novanta, ma un’esperienza relazionale, risoltasi nella conoscenza diretta dei senzatetto e nell’acquisto dei loro cartelli della carità, fino a dar vita a una commovente, inedita collezione. E poi Banksy, con quella performance organizzata al Central Park, in cui alcune sue piccole opere venivano affidate a un vecchio ambulante, con una bancarella piazzata di fronte ai giardini: un modo per scomparire nell’anonimato, sacrificando la forza del nome e del contesto in nome di una presunta valenza dell’immagine. E ovviamente andò male: nessuno comprò, magari pensando si trattasse di copie. Con una specie di (involontaria) sintesi tra le due cose, Lush affida i suoi lavori a un senzatetto di Madrid, scegliendolo come improbabile dealer. L’uomo, seduto su un marciapiede e avvolto in un plaid, con il classico bicchiere per le elemosine in mano, aveva accanto due grossi cartelli, uno in spagnolo e uno in inglese: “Help me please, buy Lush’art. I am his art dealer”. Messaggio chiaro, per quanto assurdo. E come nel caso di Serrano, è stato il vagabondo a beneficiare dell’operazione, intascando il ricavato dell’operazione commerciale, per cui aveva messo a disposizione il proprio spazio e il proprio tempo. Un modo per contestare il sistema dell’arte ed il mercato, sovvertendone le regole e i cinici cliché. La strada al posto della galleria e i passanti come collezionisti. Con un po’ di spiccioli, si spera, per l’improvvisato mercante.
– Helga Marsala
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