Milano, corre veloce la Settimana della Moda. Frammenti dalle passerelle: Versace, Moschino, Gucci, Etro. Tra atmosfere d’Oriente e citazioni anni Sessanta
Si avvicendano a ritmo sostenuto le collezioni femminili dei più grandi marchi fashion, a Milano. Autunno-Inverno 2014-15: qualche stralcio dalle passerelle. Ouverture con polemica per Donatella Versace, contestata dagli attivisti di Greenpace con una manifestazione pubblica, per l’uso di prodotti chimici nei suoi capi: “Bisogna eliminare dalla propria filiera le sostanze chimiche pericolose. Valentino e Burberry […]
Si avvicendano a ritmo sostenuto le collezioni femminili dei più grandi marchi fashion, a Milano. Autunno-Inverno 2014-15: qualche stralcio dalle passerelle.
Ouverture con polemica per Donatella Versace, contestata dagli attivisti di Greenpace con una manifestazione pubblica, per l’uso di prodotti chimici nei suoi capi: “Bisogna eliminare dalla propria filiera le sostanze chimiche pericolose. Valentino e Burberry lo hanno già fatto, cosa sta aspettando Versace?“. Parole di Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel per l’associazione ambientalista.
Intanto, in passerella, la non-ecologica collezione FW2014 della Medusa si gode applausi e riflettori. Trionfo d’azzurro, rosso e nero, per una donna dominatrice e provocatrice, in perfetto stile Versace: un po’ cowgirl metropolitana, un po’ soldatessa napoleonica, un po’ amazzone aggressiva della notte.
Bene il doppiopetto militare, che torna come un leitmotif nelle giacche, nei corti blazer, nei cappotti. Tagli di sbieco costanti negli abiti mini o al ginocchio, azzeccati nella versione bicolore bordeaux-carta da zucchero o in quella impreziosita dal damasco, come pure nell’unione tra il rigore di scolli, stringhe e bottoni e la fluidità dei tessuti. Meno bene quando la semplicità evapora, in favore di stivaletti stringati ed appuntiti, o di abiti sexy caricati da frange, drappeggi, paillettes, rasi, reti, trasparenze e merletti. Quando l’amazzone diventa soubrette.
E a proposito di eccessi, il nome da citare è quello di Moschino. Stravagante fino all’inverosimile la prova milanese, com’era prevedibile: Jeremy Scott, direttore creativo, non è certo noto per il suo gusto minimal oriented. Show sfavillante con riferimenti al pop e al mondo dei consumi: modelli ispirati a McDonald’s, alla birra Budweiser o a Spongebob, accessodiri a forma di bibite e box da fast food, il classico tailleur borghese rivisitato con una fantasia pezzata, e una sfilza di abiti sirena con stampe prese da confezioni di pop-cron, chips, cioccolata, caramelle. La globalizzazione celebrata come patrimonio dell’umanità, dose massiccia di ironia e la lezione di Andy Warhol presa e riproposta sul catwalk. Altrettanto pittoresca la linea street: outfit da rapper con ridondanza di catene al collo, mutande in bella vista, cappucci e pantaloni hip hop plastificati.
Guest star è la fotografatissima Katy Perry, infilata in uno stretto abitino nero lucido: total black con profili metallici d’oro, il logo Moschino spalmato sul petto a lettere cubitali (dorate anche quelle) e un tocco di aurea ineleganza nella scarpe nere con punta affilata e cinturino gemmato. Raffinatezza non pervenuta.
Tutt’altra atmosfera con Gucci, che punta su un revival anni Sessanta e non tradisce il titpico dress code della maison. “Ho voluto cristallizzare l’essenza di Gucci per creare capi dalle linee pulite e rigorose, ma realizzati con materiali pregiati e declinati in una palette di colori inedita. Per un glamour puro“: così ha commentato Frida Giannini, direttore creativo, a margine della sfilata. Palette caramellata, con boccioli di rosa, glicine, azzurro cielo e giallo carino – a parte il nero di qualche capo Piper style, con guarnizioni effetto mirror-globe – per una carrellata di abitini alti in vita, tagli definiti ed essenziali, ruches, stivaloni al ginocchio (bellissimi quelli in pitone, a rompere il monocromo delle mise), giacche sagomate con doppiopetto e colli ampi, soffici pellicciotti-peluche.
La pelle è protagonista assoluta, negli accessori ma anche nelle camicie di nappa sfoderata, sui mini abiti, i pantaloni stretti alla caviglia, le gonne e i capospalla. Un tributo ai meravigliosi Sixtie’s, tratteggiando un’immagine femminile iper sofisticata, elegantissima anche in versione casual, innamorata del vintage ma con un’anima contemporanea.
Infine Etro, che con un guardaroba di abiti sontuosi ed evocativi, ci regala un viaggio sulla Transiberiana, da Samarcanda alla Mongolia, con atmosfere nomadi, ispirate alle finezze degli artigiani di Targikistan e Uzbekistan. Stampe, broccati, ricami regali, chiffon, tweed, velluti, lurex e perline: un’armonia di tessuti e materiali eterogenei, orchestrati nel segno delle contaminazioni. Cappotti, bluse morbide, mantelle di lana, abiti longuette, pantaloni alla zuava, tutto nei colori terrosi dell’autunno. Capi saturi di memorie dell’Est, a raccontare storie di viaggiatori e di popoli lontani. Rinnovando l’esprit fusion e cosmopolita del marchio, declinato con mirabile qualità sartoriale. Etno-charme, senza confini.
– Helga Marsala
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