Scultore, ma non solo. Al New Museum di New York Paweł Althamer punta anche sulla performance. Tra musica di strada e cappotti in beneficenza per la Bowery Mission

È noto soprattutto per il suo lavoro scultoreo, ammirato anche in Italia la scorsa estate, grazie alla grande installazione all’Arsenale di Venezia, voluta da Massimiliano Gioni per il suo Palazzo Enciclopedico. Paweł Althamer, figura tra le più apprezzate sulla scena internazionale, conduce una ricerca intorno alla scultura classica, alternandone senso e forma, e rileggendola in una chiave allucinata, visionaria, […]

È noto soprattutto per il suo lavoro scultoreo, ammirato anche in Italia la scorsa estate, grazie alla grande installazione all’Arsenale di Venezia, voluta da Massimiliano Gioni per il suo Palazzo Enciclopedico. Paweł Althamer, figura tra le più apprezzate sulla scena internazionale, conduce una ricerca intorno alla scultura classica, alternandone senso e forma, e rileggendola in una chiave allucinata, visionaria, sempre e comunque tenendo al centro l’uomo: il suo rapporto con lo spazio, con la comunità, con la storia.
Scelto nuovamente da Gioni, insieme al co-curatore Gary Carrion-Murayari, l’artista polacco inaugura il 12 febbraio la sua nuova mostra al New Museum, per lui la prima personale negli USA.
Spazio alla scultura, naturalmente, ma anche una grande attenzione per il coté performativo della sua ricerca, quello meno conosciuto. C’è ad esempio un progetto di taglio sociale e relazionale, pensato in forma di azione benefica in favore della Bowery Mission, vicina di casa del Museo: una raccolta di cappotti nuovi o appena usati, da destinare ai poveri e i senzatetto accuditi dalla missione. A recuperarli saranno gli stessi visitatori, ricevendo in cambio un ingresso omaggio alla mostra. C’è poi l’intervento street, con un gruppo di cinquanta musicisti di strada, invitata ad esibirsi fuori dal New Museum, mentre una serie di altoparlanti pompano la musica al terzo piano.  Salendo ancora, fino al quarto, sarà possibile partecipare, per tutta la durata dell’esposizione, a un workshop tenuto da Althamer e dai suoi collaboratori, da cui verrà fuori, via via, un lavoro nuovo di zecca, naturalmente in progress.
Sempre al quarto livello, infine, è allestito il lavoro che l’artista aveva presentato nel 2012 alla Biennale di Berlino, dentro la Chiesa di St. Elisabeth, Draftsmen’s Congress: uno spazio vuoto, aperto all’incontro e al dialogo creativo, trasformato per gradi attraverso i dipinti, i disegni, i collage realizzati in tempo reale dai visitatori e da settanta associazioni. Un “Congresso di disegnatori”, in cui dirsi la verità, fuori dai denti e sul filo di passioni contrapposte, sostituendo alle parole le immagini. Così da individuare, nel gioco intricato delle relazioni, il senso di ogni battaglia. Avvicinandosi all’altro, magari sovrastandolo, cercando armonie o scegliendo il conflitto. Che è un po’ la cifra, sotterranea e pervicace, di tutto il lavoro di Althamer. Quella che il New Museum proverà a raccontare, fino al prossimo 13 aprile.

–      Helga Marsala

http://www.newmuseum.org/

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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