Arte in un appartamento, a Piacenza. Visitabile h 24. Davide Corona si tappa in casa con le opere di Gabriele Dadati. Porte aperte, giorno e notte, per una mostra che è anche una performance
Un progetto a due, che è insieme una mostra, una performance e una provocazione sottile, nei confronti delle regole del sistema. Succede a Piacenza, dove lo scrittore Gabriele Dadati decide di chiudersi in casa, per una settimana, al civico 114 di viale Dante. Che è poi il suo appartamento. Un’autosegregazione che celebra, nella maniera più radicale, il […]
Un progetto a due, che è insieme una mostra, una performance e una provocazione sottile, nei confronti delle regole del sistema. Succede a Piacenza, dove lo scrittore Gabriele Dadati decide di chiudersi in casa, per una settimana, al civico 114 di viale Dante. Che è poi il suo appartamento. Un’autosegregazione che celebra, nella maniera più radicale, il senso dell’ospitalità: a ogni ora del giorno e della notte, sette giorni su sette, casa Dadati sarà a disposizione di amici, estranei, curiosi, con l’inquilino pronto a rispondere al citofono, sempre. Ventiquattrore in modalità “open”, trasformando uno spazio privato in spazio pubblico: nessuna separazione, nessun orario, nessuna regola, nessuna barriera. Arte e vita, in una soluzione sola, per 168 ore di fila.
Ma perché suonare al campanello e farsi accogliere, quando più se ne ha voglia? Per scoprire una mostra, semplicemente. Dal titolo [polvere]. Ma senza la scansione consueta di tempi e spazi, propria di ogni galleria o museo.
Si arriva e si trova 19+8+1: ventotto carte di Davide Corona, che raccontano, dal 1981 al 2009, momenti significativi della vita privata dell’artista, mixati a momenti importanti della storia e della cronaca internazionale. Poi un lavoro concettuale dalla cifra tutta poetica, settantapercento, una tempera su carta che ruota intorno a questo quesito paradossale: “Se è vero che il settanta per cento della polvere che è nelle nostre case è tessuto epidermico, dove siamo noi davvero in questo momento? È possibile che sul pavimento, sulle mensole, tra i nostri libri, ci sia molto più di noi che addosso a noi stessi?”. Essere polvere, in potenza, mentre è la polvere stessa a raccontarci, a farsi strato di noi, nostra patina effimera, memoria pulviscolare. E infine 13 gennaio, un dittico che immortala un rudere, i cui muri sbreccati vengono riaccesi dal colore.
Davide Corona e Gabriele Dadati porgono così al pubblico un progetto in forma di esperimento, sfidando “una piccola città di provincia (che, come tutte le province, è intimamente provinciale)”, per provare a rompere la membrana – a volte sottile, a volte resistente – che separa spazi dell’intimità e spazi della rappresentazione, della scena, della visione. Quanti piacentini suoneranno quel citofono, incuriositi da una mostra che sceglie spazi, luoghi e forme non convenzionali?
– Helga Marsala
www.gabrieledadati.it
www.davidecorona.it
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