“Cinque anni per riconsegnare L’Aquila al resto del mondo”. È nell’Abruzzo terremotato la prima visita del neoministro Dario Franceschini. Ma i tempi lunghi non rassicurano nessuno…
“So che all’Aquila c’è stato impegno da parte dello Stato, ma anche tanti ritardi e promesse non sempre rispettate. So anche che non si può ricostruire questo centro storico così meraviglioso solo con l’impegno delle risorse locali o con regole di ordinanza”. Queste le dichiarazioni rilasciate ad agenzie e quotidiani locali dal neoministro per i […]
“So che all’Aquila c’è stato impegno da parte dello Stato, ma anche tanti ritardi e promesse non sempre rispettate. So anche che non si può ricostruire questo centro storico così meraviglioso solo con l’impegno delle risorse locali o con regole di ordinanza”. Queste le dichiarazioni rilasciate ad agenzie e quotidiani locali dal neoministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, nel corso della visita – la sua prima, dopo l’incarico – alle aree terremotate dell’Abruzzo. Dichiarazioni che tuttavia un po’ si scontrano con le previsioni formulate subito dopo: “La nostra sfida ora è quella per un progetto di ‘L’Aquila viva’, per consegnarla in cinque anni al resto del mondo, con gente felice e con una potenzialità turistica enorme“.
Cinque anni: tempi non propriamente corti, per chi ha appena sottolineato ritardi e promesse non rispettate da parte dei predecessori. Franceschini ha fatto un lungo giro per il centro storico, accompagnato dal sindaco Massimo Cialente, nel corso del quale si è intrattenuto a parlare con alcuni cittadini. “Sono degli eroi”, ha detto riferendosi ai commercianti che hanno riaperto la loro attività nonostante i gravi disagi. “Sono eroici questi che riaprono senza abitanti e che vivono così faticosamente. Quindi serve un progetto nazionale che aiuti le attività che fanno rivivere il centro, non servono solo i monumenti, ma misure straordinarie. Evitare ordinamenti lenti e ingorghi istituzionali”. Belle parole, ma impegni concreti per ora pare non ce ne siano…
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