Italiani all’estero. Sergio Limonta in mostra alla galleria amt_project di Bratislava: circuiti elettrici, lampadine, vantilatori, per un’architettura di macchine celibi

A Bratislava è di scena l’italiano Sergio Limonta, nato a Lecco, classe ’72. Una mostra personale, in corso alla galleria amt_project, mette insieme alcune installazioni che incarnano l’attitudine sperimentale della sua ricerca e la sua predilezione per oggetti d’uso comune e residui tecnologici, capaci di reinventare gli ambienti oltrepassando la propria dimensione funzionale o semiotica. Un modo […]

A Bratislava è di scena l’italiano Sergio Limonta, nato a Lecco, classe ’72. Una mostra personale, in corso alla galleria amt_project, mette insieme alcune installazioni che incarnano l’attitudine sperimentale della sua ricerca e la sua predilezione per oggetti d’uso comune e residui tecnologici, capaci di reinventare gli ambienti oltrepassando la propria dimensione funzionale o semiotica. Un modo per spalancare connessioni e percezioni nuove: dispositivi elettrici, scarti industriali, apparecchi audio e strumenti tecnici di varia natura contribuiscono allo sviluppo di un’idea di architettura che Limonta stesso definisce una forma di “etica del convivere”, imperniata sul concetto di “sostenibilità dell’opera d’arte”. Lo spazio dell’opera si fa spazio  della relazione visiva e concettuale, sistema aperto ed incompiuto in cui si consumano energie infinite, interconnesse. Ed è proprio l’energia al centro di ogni processo o meccanismo: luce, calore, movimento, tensione elettrica, suono, si combinano in quanto materia prima e primitiva, restituita attraverso l’innesto di object trouvé, residui del reale, frammenti insospettabilmente aperti a risignificazioni tanto ambigue, quanto radicali. Alternando la saturazione del senso, la sua deviazione e il suo collasso.
Un esempio è l’installazione sonora concepita per la prima sala, “Untitled”: un ventilatore da soffitto viene calato dall’alto fino a toccare il pavimento per mezzo di una prolunga telescopica. Non più oggetto d’arredo, nè accessorio utile alla ventilazione,  il corpo residuale diventa “macchina celibe”, condannata a una rotazione meccanica perpetua, autistica e afunzionale. Macchina completata da tre piccole sculture disposte tutt’intorno, concepite come rudimentali strumenti musicali a percussione, messi in movimento dalle stesse pale del ventilatore.
Un assaggio del progetto è nella nostra gallery fotografica. E per chi fosse in zona nelle prossime settimane, c’è tempo fino al 5 aprile per visitare la mostra.

– Helga Marsala

www.amtproject.sk

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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