Milano Updates: l’anima design di Miart. Decolla la sezione Objects, con store e gallerie che scelgono artisti e designer internazionali di livello. Incastro perfetto, aspettando i giorni del Salone
La miart di Vincenzo De Bellis continua il suo percorso di consolidamento e riposizionamento, puntando su una selezione rigida di gallerie, una qualità alta di opere ed artisti, un mix tra moderno e contemporaneo che bene armonizza la ricerca più stringente e l’autorevolezza dei nomi storici. E poi, nell’ambito di una fiera tradizionale, confezionata con […]
La miart di Vincenzo De Bellis continua il suo percorso di consolidamento e riposizionamento, puntando su una selezione rigida di gallerie, una qualità alta di opere ed artisti, un mix tra moderno e contemporaneo che bene armonizza la ricerca più stringente e l’autorevolezza dei nomi storici. E poi, nell’ambito di una fiera tradizionale, confezionata con rigore, resta la volontà di animare il palinsesto attraverso talk, special project e sezioni a tema. Tra queste ultime ce n’è una che celebra l’accostamento arte-design, nel solco della migliore tradizione milanese: si chiama Objects la piccola area dedicata alla produzione di oggetti creativi e funzionali, che una decina di showroom, concept store e gallerie hanno allestito all’interno di stand super chic, tutti di altissimo livello. Esperimento già tentato in precedenza, ma curato quest’anno con un’attenzione e una qualità notevoli.
Passeggiata veloce, dunque, tra pezzi iconici di modernariato e ultimissime creazioni, godendosi dei solo show o dei veri e propri rifacimenti di interni domestici, griffati con le migliori firme del settore.
C’è Dilmos, storico design space di via Solferino, che assembla un po’ di autori giovani e affermati con qualche pezzo fresco di produzione: da Andrea Salvetti, con i suoi Tronchi-Corteccia in alluminio, reperti di natura tramutati in algide sedute, ai Fratelli Campana con le mitiche poltrone–peluche, tripudio di soffici balocchi recuperati ed assemblati; dagli specchi di Ron Gilad, con inserti scultorei, citazioni colte e ironiche illusioni plastiche, fino al tavolo speculare di Peter Marogold, vivificato dalle due metà a contrasto in gesso e legno, passando per la scala-scultura mutante di Adrian Petrucci, coronata da una surreale chioma, ottenuta incollando le scaglie residue della lavorazione del blocco ligneo originario.
Sceglie un focus tematico Demosmobilia di Chiasso, che restando fedele alla propria identità geografica porta in fiera solo designer contemporanei svizzeri, accostanti a qualche celebrità degli anni Cinquanta: stand illuminato dalla gigantesca lampada-sole di Christian Deuber, che sormonta l’elegante combinazione tra i tavolini tondi di Verusnka Gennari, tutti pezzi a tiratura limitata, in ottone, alluminio, noce e rovere, e le candide ceramiche plissè di Marco Mumenthaler; ancora innesti a sorpresa con i finti specchi ovali in rame e ottone, acidati a mano – sempre di Gennari – ed alcuni oggetti prestigiosissimi, come la consolle art dèco di Gio Ponti del ‘51 in radica di noce – pezzo unico – la lampada da terra di Pierre Guariche, tra i padri del design francese del dopoguerra, o lo strutturato lampadario in alluminio, plastica e lampadine sferiche di Robert Hausmann, progettato nel ’62 per un night club e poi messo in produzione.
Puntano invece su un nome solo la milanese Design Gallery, con uno stand tutto dedicato ad Alberto Garutti – e qui in confini tra arte e design si fanno sottilissimi, come nel caso del tavolo-landscape che dischiude due porzioni evocative di colore – e l’israeliana Talents di Gal Gaon, che dedica il suo spazio ad un artista e designer di Tel Aviv, Ilan Garibi, la cui Desert Collection, targata 2014, reinterpreta la tradizionale tecnica giapponese degli origami per una raffinata serie di specchi e coffee teble in acciaio inossidabile, piegati e lavorati a mano.
D’effetto anche Nero, spazio di Arezzo che splitta in due luxury room alcuni dei nomi in catalogo: letto rotrondo imperiale, coperto di pelliccia, con annessa toilette in cuoio e seduta incorporata, direttamente da Poltrona Frau su disegno di Luigi Massoni del 1969; dall’altro lato due divani minimal in acciaio e gommapiuma di Gastone Rinaldi per Rima (’58), con un optical carpet del ’70 di Ewlad Kroner e degli abbinamenti contemporanei: dall’armadio in ferro, velluto e inserti di pittura a olio progettato da Roberto Bacioocchi e Giuseppe Friscia, alla serie di lampade geometriche di Carla Venosta. Ancora remix di stili, epoche e suggestioni, celebrando il fascino ed il senso dell’abitare.
– Helga Marsala
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