Milano Updates: top e flop. Le cose migliori e le peggiori dell’art week meneghina secondo l’insindacabile giudizio della nostra redazione
TOP Milano Quest’anno la città di Milano, in generale, ha risposto alla grande al richiamo della fiera. Dagli opening delle gallerie alle serate, dalle fondazioni ai musei (Pac, Triennale, Palazzo Reale, Gam, Hangar Bicocca, tutti in grande spolvero) in lizza con esposizioni di livello. Bene. Forse sarebbe necessario che i collezionisti milanesi aprissero un po’ […]
TOP
Milano
Quest’anno la città di Milano, in generale, ha risposto alla grande al richiamo della fiera. Dagli opening delle gallerie alle serate, dalle fondazioni ai musei (Pac, Triennale, Palazzo Reale, Gam, Hangar Bicocca, tutti in grande spolvero) in lizza con esposizioni di livello. Bene. Forse sarebbe necessario che i collezionisti milanesi aprissero un po’ di più le loro case, ecco.
La fiera
Una buona edizione. La migliore da anni e anni. Forse leggermente sotto, a livello di mercato, rispetto allo scorso anno, ma sicuramente sopra quanto a qualità. Un ottimo lavoro che traccia una linea di crescita che va direttamente a impattare su Arte Fiera. La grande fiera generalista italiana passerà da Bologna a Milano con in più un twist internazionale? Vedremo.
Favelli
È di Flavio Favelli – da Francesca Minini – la miglior mostra in galleria vista in giro per Milano. A conferma dello stato di grazia dell’artista che aveva fatto vedere cose mirabolanti già durante la scorsa Arte Fiera di Bologna, come prontamente documentammo. Ottima poi, nella mostra della Minini, la collaborazione di Favelli con Paolo Chiasera, altro pezzo forte della galleria milanese.
Party!
Le belle notti milanesi della settimana di Miart. Verranno ricordate così queste dolci serate piuttosto primaverili di fine maggio. Il nuovo distretto di Via Stilicone, poi la balera della Sala Borsa e ancora l’Acquario e le stupende video performance al Planetario. Oltre che i locali underground ai navigli. Insomma, finalmente un degno corredo di party per svagarsi un po’ dopo una lunga giornata di lavoro in fiera, tra le gallerie o in giro per mostre e studi. E poi come dimenticare le serate all’Hotel Splendor? Ne abbiamo parlato, andatevi a leggere le notizie uscite a riguardo…
FLOP
La grafica
Vabbene che una tendenza di certa grafica, negli ultimi anni, è passata per la smaterializzazione e la polverizzazione dei loghi, lo capiamo perfettamente, ma qui si parla di una fiera santo cielo. E una fiera deve essere visibile, riconoscibile, ricordabile. Soprattutto deve avere un impatto chiaro sulla città dove è ospitata, il proprio brand si deve vedere in giro sui pannelli, sui manifesti, alla stazione, nei depliant degli alberghi. Nulla di tutto questo. La comunicazione di Miart si declina su grandi immagini, molto suggestive (quest’anno rapaci notturni, per dire) e con la parola “mi art”, in minuscolo, posizionata ai due angoli opposti della superficie “mi” in alto a sinistra, “art” in basso a destra. In piccolo. Non c’è logo, non c’è brand identity, non c’è riconoscibilità. Non funziona. Risultato? Neppure era chiaro dove fosse l’entrata della fiera visto che quasi nulla lasciava presagire che proprio lì ci fosse Miart. Non che a noi il progetto grafico non piaccia, solo che non funziona.
Step
Hai l’opportunità di fare una fiera collaterale a Miart negli stessi giorni di Miart, durante l’edizione più bella e interessante di Miart, e te la giochi così? Step poteva provarci di più. Gli spazi in cui è allestita sono bellissimi, alcune buone gallerie erano presenti, solo che l’approccio è stato un po’ moscio, poca grinta, troppo poca comunicazione, troppo poco marketing. Spazio per una fiera collaterale a Miart probabilmente c’è, ma bisogna organizzarsi meglio sotto il punto di vista della visibilità e quello della logistica.
Miart a cena
Se il circuito delle feste e dei party è stato positivo, non lo stesso si può dire per la cena ufficiale della fiera. Galleristi, collezionisti, soprattutto tantissimi ospiti stranieri che sono in Italia e che, anche solo per questo, si aspettano di mangiar bene. E invece… Tristanzuola anche l’atmosfera (non solo il catering), forse a causa di una location tutt’altro che adatta.
I tempi della città
Famosa nel centrosud Italia per essere la città “dove si mangia alle sette”, Milano ha migliorato molto i suoi tempi da brava piccola metropoli europea quale si sente, tuttavia ancora c’è molto, anzi moltissimo, da lavorare. Prendete le inaugurazioni ad esempio: il venerdì di Miart inaugurava questo mondo e quell’altro, ai quattro capi della città, già, peccato che le inaugurazioni avevano l’orario di inizio e pure, però, l’orario di fine. 19-21 o, nella migliore delle ipotesi, 18-21 (ma fino alle 19 era aperta anche la fiera e la maggior parte degli operatori doveva restare lì). Insomma, due o al massimo tre ore in tutto per spostarsi dalla nuova sede della Galleria Zero… nel West End della città, fino alle gallerie di Lambrate, nel più profondo East End. Vabbene che ci sono bike e carsharing a volontà, ma è una cattiveria che può anche vanificare decine e decine di euro investiti in taxi: si rischia di arrivare troppo tardi. Ma davvero le 21 per una inaugurazione è “troppo tardi”?
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati