Ragnar Kjartansson al Thyssen-Bornemisza di Vienna. Uno straordinario progetto corale, tra letteratura, cinema e teatro, per afferrare il senso utopico della bellezza. Con il padre alla regia

Una “ricerca megalomane” l’ha definita lui. Consapevole di stare per imbarcare un esercito di amici artisti, musicisti e attori, in un’impresa tanto entusiasmante quanto utopica. Per un evento che qualcuno ha già definito “epico”. Perché l’idea dell’islandese Ragnar Kjartansson, a capo di una squadra di venti talentuosi collaboratori, è quella di mixare arti visive, cinema, teatro e […]

Una “ricerca megalomane” l’ha definita lui. Consapevole di stare per imbarcare un esercito di amici artisti, musicisti e attori, in un’impresa tanto entusiasmante quanto utopica. Per un evento che qualcuno ha già definito “epico”. Perché l’idea dell’islandese Ragnar Kjartansson, a capo di una squadra di venti talentuosi collaboratori, è quella di mixare arti visive, cinema, teatro e letteratura, nel tentativo intrepido di catturare il senso della bellezza e quell’energia vitale che scorre tra l’arte e la vita, senza soluzione di continuità.
La prima fase del progetto The Palace of the Summerland, ospitata dal 3 al 27 aprile 2014 nello spettacolare Thyssen-Bornemisza Art Contemporary di Vienna,  ruota intorno al romanzo World Light dello scrittore e Premio Nobel islandese  Halldór Laxness, opera scritta tra il 1937 e il 1940, negli anni bui della Seconda Guerra Mondiale.  Il tutto ruota intorno alla vita del protagonista, il poeta e dandy Ólafur Kárason, figlio di un decadentismo disperato e di una modernità convulsa, la cui costante ed ossessiva ricerca della bellezza pura e del piacere artistico lo condurrà ad una fine tragica.
Questa storia”, ha spiegato Kjartansson, “è stata un modello per il mio approccio all’arte, più di qualsiasi altra cosa. Ha colorato la mia visione del mondo”. Una storia che incarna al contempo la celebrazione del bello e la sua impietosa decostruzione, la rappresentazione dell’idea del sacrificio e della ricerca della perfezione, lo slancio utopico e la radicale coincidenza tra etica dell’arte ed estetica dell’esistenza. “Lo spazio espositivo si trasformerà in uno studio felliniano, una fabbrica del caos in cui costruire, realizzare e filmare un racconto sulla bellezza. Non stiamo facendo realmente del cinema; noi stiamo lavorando sul tentativo di fare cinema. È un po’ come The Book of Illusions di Paul Auster”. Ancora riferimenti letterari, per un’impresa complessa ed eclettica, che si presenta come un vero e proprio processo di elaborazione filmica e teatrale, disvelamento della macchina di produzione tramutata in spettacolo e atto performativo, nell’assoluta convergenza tra sceneggiatura, esecuzione, regia, parola, gesto, sguardo, ma soprattutto arte ed esistenza, sogno e realtà.
Sarà coinvolto anche il padre di Kjartansson , il regista teatrale Kjartan Ragnarsson, chiamato a dirigere le scene: il pubblico potrà così sperimentare le fasi delle prove, con gli attori che interpretano frammenti del racconto, oppure ascoltare i musicisti che eseguono i brani originali composti da Kjartan Sveinsson, ex membro dei Sigur Rós; e ancora il set, i costumi, gli oggetti di scena, i copioni, le telecamere e ogni dettaglio del dietro le quinte, sperimentando, per giorni, la totale sparizione del confine tra verità e fiction.
Al termine di questa lunga performance della durata di quattro settimane le memorie dei set entreranno a far parte di un’installazione ambientale su larga scala, che resterà in mostra al TBA21 – Augarten, dal 30 aprile fino all’8 giugno 2014.

– Helga Marsala

www.tba21.org

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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