Immagini e video dall’opening della 9° Biennale di Nicaragua. Fra gli artisti internazionali invitati, anche l’italiano Andrea Galvani
Il momento più intenso è probabilmente offerto dalla performance di Alejandro de la Guerra, La Caída, in cui si vede il momento della caduta della statua equestre del dittatore Anastasio Somoza García (1896-1956). La statua è stata fatta ricostruire dall’artista e ricollocata nella sua posizione originale per essere distrutta dalla gente, ricreando la caduta storica […]
Il momento più intenso è probabilmente offerto dalla performance di Alejandro de la Guerra, La Caída, in cui si vede il momento della caduta della statua equestre del dittatore Anastasio Somoza García (1896-1956). La statua è stata fatta ricostruire dall’artista e ricollocata nella sua posizione originale per essere distrutta dalla gente, ricreando la caduta storica del potere di Somoza. I resti dell’opera si trovano ora dentro il padiglione centrale. Padiglione centrale? Sì, stiamo infatti parlando della Biennale di Nicaragua, aperta fino al 12 aprile in sei sedi nella capitale Managua, due nella città di Leon e due a Granada.
La nona edizione è curata dal cubano/statunitense Omar López-Chahoud con la collaborazione di Agustín Pérez Rubio e Oliver Martínez Kandt, sul tema Reciclando la Memoria: Retomando la ciudad perdida. Una riflessione su ricostruzione, consolidamento e reinterpretazione della memoria storica in un paese che si è ricostruito molte volte, distrutto dai tre grandi terremoti (1885, 1931 e 1972) e piegato dagli anni della dittatura e della rivoluzione (1979-1990). Fra le partecipazioni internazionali alla rassegna, quelle di Javier Tellez (Venezuela- USA), La Toya Ruby Frazier (USA), Daniel Borins / Jennifer Marman (Canada), Andrea Galvani (Italia – USA), Silvia Zayas (Spagna), Joaquín Segura (Mexico), con progetti speciali realizzati per la biennale.
Galvani presenta una video installazione su tre canali girata in 16 mm sull’isola vulcanica di Ometepe. L’isola formata dall’emersione di due vulcani gemelli e simmetrici al centro di uno dei laghi più grandi del Centroamerica è a tutt’ oggi circondata da un alone di mistero. The end è la documentazione di un’azione prodotta in diretta nell’arco di una notte, dal tramonto all’alba, in cui l’artista attraversando interamente l’isola disegna un percorso chiuso su una linea che si ripete su se stessa. Il progetto si avvale della collaborazione tecnica del sound designer messicano Hugo Ávila Flak. E l’artista italiano ci ha anche fatto dono del suo reportage d’autore: immagini e video che vedete in questa pagina…
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