Arriva l’happy end per il caso Pecci. Vittorio Sgarbi porta a casa un incarico a Prato, con cinque grandi progetti di valorizzazione storico-artistica
E alla fine ogni cosa andò al suo posto. La lunga vicenda pratese, che per mesi aveva visto sotto i riflettori il Centro Pecci di Prato, in attesa del nuovo direttore, si è finalmente conclusa: Fabio Cavallucci, scelto su una trentina di candidati dopo una tormentatissima selezione, è adesso al timone del museo; mentre Vittorio […]
E alla fine ogni cosa andò al suo posto. La lunga vicenda pratese, che per mesi aveva visto sotto i riflettori il Centro Pecci di Prato, in attesa del nuovo direttore, si è finalmente conclusa: Fabio Cavallucci, scelto su una trentina di candidati dopo una tormentatissima selezione, è adesso al timone del museo; mentre Vittorio Sgarbi, anima polemica dell’intera saga, offeso a morte perché scartato, si è preso la sua brava rivincita. L’avevamo annunciato in anteprima qualche settimana fa, insieme alla notizia della nomina di Cavallucci: il sindaco uscente Roberto Cenni – in queste ore stritolato dalle spire della campagna elettorale – aveva in serbo un incarico per Sgarbi, pensato per l’intera rete museale cittadina. Ed eccolo, il ruolo cucito addosso al critico ferrarese, una specie di recupero in corner – a detta anche dell’interessato – per compensare la mancata incoronazione a direttore: a fronte di 70 mila euro (più Iva), da qui fino a maggio 2015 Sgarbi si occuperà dei tesori di Prato, elaborando dei progetti di valorizzazione.
Cinque le idee messe sul tavolo, come riporta il sito Pratosfera.com: “Paolo Uccello a Prato”, con tre/quattro capolavori del genio quattrocentesco, esposti all’interno della splendida cappella del Duomo affrescata dallo stesso Uccello, insieme ad Andrea di Giusto Manzini, tra il 1435-1436; “Tesori e segreti dei conventi pratesi”, un percorso tra incantevoli luoghi religiosi, come il convento di San Clemente e la Badia di San Salvatore, ricchi di opere da rivalutare e dischiudere al pubblico; un confronto tra artisti under 50 – Nicola Samorì, Vaccari, Lino Frongia, Agostino Arrivabene, Andrea Martinelli, Roberto Ferri – e la grande architettura medievale di Palazzo Pretorio; un’ideale museo del Novecento, che connetta le identità di Palazzo Pretorio e del Pecci, portando in una sede storica – probabilmente Palazzo Datini – opere di super big come Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini, Giorgio De Chirico, Lorenzo Viani, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Mario Sironi, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi; “Gabriele D’Annunzio: l’infanzia e le donne”, un progetto scientifico ed espositivo con cui riportare alla luce il patrimonio che lega D’Annunzio a Prato, spingendosi fino al cotè più intimo della vita dell’artista, dall’erotismo, ai rapporti con la moglie Maria Di Gallese, fino alle svariate amanti.
Nel complesso un programma ben strutturato, utile a creare un rinnovato network tra spazi monumentali, opere d’arte, tradizioni, memorie storiche cittadine; il tutto attraverso proposte colte, adatte al grande pubblico, mai di nicchia e con un’apertura sul contemporaneo. Ma quale contemporaneo? A parte la galleria di nomi eccellenti del secolo scorso, la scelta – prevedibile – ricade su alcuni autori viventi, rappresentanti di una pittura figurativa tradizionale, citazionista, satura di reminiscenze classiche, barocche, manieriste, surrealiste: cifra teatrale e appeal garantito, in qualche caso in un eccesso di virtuosismo, in qualcun altro con innegabile talento.
E il rapporto – nato storto – con l’ex competitor Cavallucci? Frecciatine non risparmiate, come da copione. Sempre secondo il sito pratese, Sgarbi avrebbe detto frasi di questo tenore: “Io i miei progetti li ho presentati: l’unico dubbio che mi rimane è cosa voglia fare Cavallucci per far cambiare la nomea di Prato e trasformarla dalla città dei cinesi alla città della cultura”. E il neo direttore glissa, non raccoglie e continua a lavorare. Il nuovo volto del Pecci parlerà per lui. E chissà che non arrivi la tregua, prima o poi.
– Helga Marsala
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