Exploit surrealista per Opening Ceremony. Il brand americano sceglie i dipinti di René Magritte per una capsule art-collection firmata da Manolo Blahnik, Birkenstok, Vans

Ci ha preso gusto Opening Ceremony, fashion brand dal carattere anticonvenzionale, a saccheggiare il mondo dell’arte per trovare nuove ispirazioni. Dopo l’ironica e spregiudicata linea maschile firmata da Yoko Ono, sexy omaggio al compianto John Lennon, e dopo la collaborazione col regista Spike Jonze, per la clothing collection chiamata Her, adesso è il turno di […]

Ci ha preso gusto Opening Ceremony, fashion brand dal carattere anticonvenzionale, a saccheggiare il mondo dell’arte per trovare nuove ispirazioni. Dopo l’ironica e spregiudicata linea maschile firmata da Yoko Ono, sexy omaggio al compianto John Lennon, e dopo la collaborazione col regista Spike Jonze, per la clothing collection chiamata Her, adesso è il turno di una citazione colta che guarda al passato. Un tuffo nell’inconfondibile poesia surrealista made in Belgio, che fece di René Magritte uno degli artisti-icona del Novecento: dodici dei suoi dipinti più famosi – da Le coup au cœur a Shéhérazade, da Les belles relations a Les Amants e Le Musée du Roi – diventano lo spunto visivo da cui costruire scarpe, abitini, felpe, top, pantaloni.
La nuova capsule collection targata Opening Ceremony, in distribuzione da maggio 2014, interpreta così la primavera con le immagini misteriose, le forme lievi, i colori tenui o cupi, le atmosfere sospese e giocose, che abitavano l’immaginario del grande artista. Per dar vita a questa originale produzione, il concept store americano ha invitato Manolo Blahnik, Birkenstok e Vans. Ne viene fuori una collezione sorprendente, raffinata e insieme casual, in cui la vestibilità di capi semplici e comodi supporta, come tela neutra, l’eccentrico lirismo delle visionarie costruzioni magrittiane. Occhi, labbra, fiori, ombrelli, bombette, innesti tra paesaggi notturni e austere silhouette, si stagliano su tele, magline, cotoni.
In grande stile anche il lookbook, che ricrea davanti all’obiettivo la stessa sospensione dei dipinti: fondali rosa e celeste in cui le figure – di schiena o frontali – quasi galleggiano, proiettando le loro ombre e interagendo con alcuni oggetti di scena: l’immancabile ombrello nero, una colonna classica, una grande rosa bianca, un drappo mosso dal vento. Apparizioni, nell’enigma di presenze senza peso, senza volto.

–  Helga Marsala

www.openingceremony.us

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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