Parigi salvi il Grenier des Grands Augustins. L’atelier in cui Picasso lavorò vent’anni rischia di diventare un hotel. Parte la petizione

Quella soffitta di via Rue des Grands Augustins, là dove Pablo Picasso aveva dipinto i suoi capolavori tra il 1937 e il 1955, rischia di sparire. Siamo a Parigi, nel sesto arrondissement, in un appartamento di proprietà della Camera dei funzionari giudiziari, recuperato nel 2002 come spazio per mostre ed eventi. Qui, in questo sottotetto […]

Quella soffitta di via Rue des Grands Augustins, là dove Pablo Picasso aveva dipinto i suoi capolavori tra il 1937 e il 1955, rischia di sparire. Siamo a Parigi, nel sesto arrondissement, in un appartamento di proprietà della Camera dei funzionari giudiziari, recuperato nel 2002 come spazio per mostre ed eventi. Qui, in questo sottotetto di 200 metri quadrati dell’Hotel Savoy, il padre del Cubismo aveva lavorato alla sua Guernica, icona assoluta del ‘900. E qui, andando a ritroso, l’attore e regista Jean-Louis Barrault aveva guidato la sua prima compagnia di teatro sperimentale, tra il 1932 e il 1936, mentre nel ’36 i Surrealisti vi organizzarono diverse riunioni e nel ’32 vi soggiornò il Groupe Octobre di Jacques Prévert. Una tradizione artistica inaugurata, in realtà, da Honoré de Balzac, che in questo luogo aveva ambientato il suo Capolavoro Sconosciuto.
Insomma, un curriculum di tutto rispetto per il Grenier des Grands Augustins. Che oggi, però, potrebbe andare perduto. I legittimi proprietari avrebbero infatti tutta l’intenzione di ristrutturare l’intero immobile, per trasformarlo in una struttura economicamente redditizia, forse un hotel di lusso. Da qui l’allarme, scattato a livello internazionale: l’ex atelier di Picasso va salvato da bieche operazioni di speculazione immobiliare.

Grenier des Grands Augustins, Parigi

Grenier des Grands Augustins, Parigi

Il Comitato Nazionale Francese per l’istruzione Artistica ha così inviato una lettera al neo sindaco di Parigi, Anne Hidalgo e al nuovo Primo Ministro, Manuel Valls, entrambi di origini spagnole, nella speranza che posa partire un’azione pubblica di vincolo e di tutela. Lanciata anche una petizione on line, con un comitato di sostegno animato da personaggi come Charlotte Rampling e l’ex ministro Jacques Delors. E ci sono persino gli eredi di Picasso a reclamare un ruolo nella faccenda: uno dei discendenti avrebbe messo sul tavolo cinque milioni di euro per pagare la ristrutturazione e ottenere, in cambio, potere decisionale rispetto ai destini della mitica soffitta.
Che l’orgoglio nazionale di Hidalgo e Valls riesca a far scattare una misura ad hoc, per salvare attraverso apposito vincolo questo pezzetto di memoria ispanico-francese? Magari suggrendo ai proprietari del nuovo luxury hotel di dedicare quei duecento metri quadrati a un piccolo museo, un centro studi, una biblioteca specializzata: la gestione privata potrebbe persino garantirne una lunga e più feconda vita, con tanto di dotazione economica. Esattamente come sta accadendo in questi giorni a Torino, col nuovo Hotel Gramsci, realizzato tra mille polemiche nello stabile in cui il segretario del PCI visse e gestì il suo giornale, L’Ordine Nuovo. Gli spazi della redazione non diventeranno nè una suite, nè una spa: resteranno integri, come un tempio separato, affidati all’Istituto Antonio Gramsci piemontese per l’organizzazione di conferenze e giornate studi politico-culturali. Una soluzione auspicabile anche  per il controverso caso parigino.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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