Salone Updates: Ventura-Lambrate, ovvero tutto l’hipster della Design week milanese. Dagli olandesi di Eindhoven ai maestri di Robot City, ecco cosa cercare nel distretti più giovane e rampante
Se la Design week di Milano si allarga a macchia d’olio, lasciando smarriti persino gli avventori di lunga data, c’è una zona che, sebbene fondata di recente, appare il vero punto fermo di tutta la kermesse. Stiamo parlando di Ventura-Lambrate, il grande distretto alla periferia est di Milano che spegne quest’anno le sue cinque candeline. […]
Se la Design week di Milano si allarga a macchia d’olio, lasciando smarriti persino gli avventori di lunga data, c’è una zona che, sebbene fondata di recente, appare il vero punto fermo di tutta la kermesse. Stiamo parlando di Ventura-Lambrate, il grande distretto alla periferia est di Milano che spegne quest’anno le sue cinque candeline. Le ragioni del suo successo stanno nel lavoro puntuale delle sue curatrici, Margriet Vollenberg & Margo Konings e di Organisation in Design, e soprattutto dalle débâcle degli altri distretti: con una Zona Tortona traballante e un Brera Design District affetto da eccesso di istituzionalità, Lambrate si profila come la vera visita a colpo sicuro, capace di combinare un’innegabile qualità con qualche cliché, in primis il Dna hipster di espositori e visitatori.
Tanti i nomi di sicuro effetto che non mancheranno di attirare schiere di design victims. Cominciamo dalla Design Academy Eindhoven, da un decennio la scuola dell’eccellenza olandese con il suo metodo “design in context”, che scende in campo con i lavori di tesi dei suoi studenti. Sempre in zona Olanda, imperdibile la mostra Fetishism curata dalla trendsetter Li Edelkoort sul feticismo nel mondo del tessile, così come imperdibile è l’indagine di Imperfect Design portata avanti da due coppie nobili del design dei Paesi Bassi come Makkink & Bey e Van Eijk & Van Der Lubbe. Tra le collettive nazionali, tra conferme e nuove presenze, non potrà non meritare una sosta Culture.pl, la retrospettiva sul design polacco fra tradizione storica e innovazione dopo il 2000. Per l’approfondimento, poi, non ci resta che seguire chi l’anno scorso ha dato grande prova di sé: dopo il successo di (In)visible Design, Logotel ci riprova con Timescapes2, un’esplorazione del fattore tempo e delle ripercussioni sul mondo del progetto.
E gli emergenti? Sono sotto i riflettori, con Design Hive che presenta 49 talenti al loro debutto. Italiani? Il PadiglioneItalia si affida al tema Disfunzione Mediterranea, mettendo in campo il pensiero laterale dell’Europa del Sud. Non manca però lo zampino della vecchia guardia: Stefano Boeri, Stefano Giovannoni, Alessandro Mendini e Paolo Ulian convergono nel progetto di Robot City- Italian Art Factory. La visita a Lambrate, però, non si esaurisce nei 13mila mq – un numero da far tremare i polsi – di spazio espositivo. In centro, infatti, VenturaX trova ospitalità nel nuovo distretto 5vie e dà carta bianca a Marteen Baas e al suo Baas in Town per una nuova prova di gioviale dissacrazione.
– Giulia Zappa
Articolo pubblicato su Artribune Magazine Speciale design
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