Ventuno eventi, per una Biennale più ricca. Tutti i progetti collaterali della Mostra di Architettura di Koolhaas: a Mestre si ri-presenta M9
Cina, Hong Kong, Macao, Liechtenstein, Russia, Taiwan, Africa. Tra i ventuno eventi collaterali selezionati da Rem Koolhaas – appena annunciati dalla Biennale di Architettura – ci saranno anche queste realtà a invadere la città di Venezia durante i 6 mesi di apertura (dal 7 giugno al 23 novembre). “Con questo si completa il numero di […]
Cina, Hong Kong, Macao, Liechtenstein, Russia, Taiwan, Africa. Tra i ventuno eventi collaterali selezionati da Rem Koolhaas – appena annunciati dalla Biennale di Architettura – ci saranno anche queste realtà a invadere la città di Venezia durante i 6 mesi di apertura (dal 7 giugno al 23 novembre). “Con questo si completa il numero di soggetti che fuori dai confini della mostra sono presenti nella città di Venezia e che concorrono, insieme a un buon numero di paesi partecipanti non dotati di padiglione all’interno dei Giardini e dell’Arsenale, a diffondere la 14ma Mostra facendola diventare un fenomeno urbano, tale da coinvolgere ogni angolo della città”, ha raccontato il presidente della Biennale Paolo Baratta.
Realtà diverse, provenienti da tutto il globo ma legate a doppio filo con il tema principale della Biennale di quest’anno: Fundamentals. È qui più che mai evidente l’imprimatur che con forza Koolhaas sta cercando di imporre. Dall’Oriente arrivano la maggior parte delle mostre. Tra queste “Adaptation”, curata da Marino Folin & MovingCities, “Fundamentally Hong Kong?”, ideata dall’ Hong Kong Institute of Architects, e “Happiness Forecourt”, organizzato dall’Instituto Cultural do Governo da R.A.E. de Macau. La prima racconta, attraverso foto e video, la straordinaria adattabilità e flessibilità degli architetti cinesi, un mestiere sempre in continuo cambiamento. La seconda si concentra su Hong Kong e il vicino Pearl River Delta per mostrare con quattro cortometraggi le storie e i protagonisti che vivono in ambienti e sistemi emergenti. L’ultima affronta il caso unico di ibridazione di Macao dove si mescolano Oriente e Occidente per descrivere la coesistenza di due culture contrastanti: quella portoghese e quella cinese.
Assolutamente in linea con il Padiglione Italia di Cino Zucchi, nel titolo e nei temi, la scelta dall’Institut Ramon Llull, che con “Grafting Architecture. Catalonia at Venice” porta l’esempio della Casa Bofarull di Josep Maria Jujol per mostrare il processo di una serie di esempi di architettura catalana in cui l’architetto si è trovato a rapportarsi con architetture preesistenti. A puntare sugli architetti africani emergenti è l’associazione CA’ ASI, a Venezia con la mostra“Young Architects in Africa”, una selezione di progettisti e architetture indigene per provare a dare a questa realtà, visibilità internazionale. Tutto italiano invece l’esperimento “Air Fundamental. Collision between inflatable and architecture”, realizzato dagli studenti della Scuola di Architettura di Siracusa. Un progetto che mette in relazione le capacità di adattamento di un’architettura gonfiabile all’interno di architetture consolidate. Un modo per trasformare lo spazio in campo di sperimentazione, adatto anche per eventi temporanei.
Legata all’area veneziana o, meglio, a quella di Mestre è “M9 / Transforming the City”, una mostra che presenta il progetto definitivo dell’M9 City District: un’area di 9.200 mq nel cuore di Mestre in cui sorgerà un nuovo museo dedicato alla storia e alla cultura del Novecento, progettato dallo studio tedesco Sauerbruch Hutton e interamente promosso da Fondazione di Venezia. Due, infine, gli appuntamenti dedicati alla realtà russa. “Mikhail Roginsky. Through the Red Door”, una retrospettiva del pittore franco-russo che mostra le principali tendenze del modernismo interpretate dall’artista. E “Moskva: urban space”, dove il presente e il passato dell’architettura moscovita vengono messi a confronto per tracciare la linea di sviluppo su cui si è mossa la capitale russa nel ventunesimo secolo.
– Zaira Magliozzi
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