Arte contemporanea a casa del dittatore. Tirana spalanca le porte della villa di Enver Hoxha: una notte di performance, video, musica, installazioni
Dopo più di venti anni la villa dell’ex dittatore Enver Hoxha a Tirana ha aperto le porte al pubblico lo scorso 29 aprile, accogliendo le opere di nove artisti albanesi: Helona Ruli, Klod Dedja, Ema Andrea, Edit Pula, Brigel Gjoka, Armando Lulaj, Heldi Pema, Olson Lamaj, Rubin Beqo. L’evento, dal titolo Perdja e hekurt (La […]
Dopo più di venti anni la villa dell’ex dittatore Enver Hoxha a Tirana ha aperto le porte al pubblico lo scorso 29 aprile, accogliendo le opere di nove artisti albanesi: Helona Ruli, Klod Dedja, Ema Andrea, Edit Pula, Brigel Gjoka, Armando Lulaj, Heldi Pema, Olson Lamaj, Rubin Beqo. L’evento, dal titolo Perdja e hekurt (La cortina di ferro), ha visto l’ingresso di cento selezionatissimi invitati e la proiezione in diretta di ciò che accadeva dentro la casa su un maxi schermo posto all’esterno dell’edificio, finora inviolato.
La villa si trova nel quartiere Bllok, zona che durante il periodo comunista era interdetta al traffico e riservata solo alla classe dirigente. Oggi è questo il cuore pulsante della movida della capitale, ma la villa è ancora lì, chiusa dalle stesse tende, metafora della cortina di ferro che la separavano, allora come oggi, dalla vita cittadina.
A cura della Fondazione M.A.M (Multidisciplinary Arts Movement), con il supporto del Ministero della Cultura e il Ministero del Welfare, Perdja e hekurt ribalta il congelamento e la stasi in cui l’abitazione si trova dal 1992, per trasformarla in luogo attivo e sperimentale. Un luogo che ha stimolato gli artisti alla riflessione sul passato e sulla sua ridefinizione, dando vita a lavori site specific che variano dal video alla performance. Ogni artista ha scelto uno spazio e una stanza con cui dialogare, come Heldi Pema, che si è impossessato di una poltrona citando nella sua performance una statua del dittatore andata distrutta; o come Brigel Gjoka, che ha costruito un ring circondato da neon nella sala più grande della casa. Anche i video hanno preso spunto dalla location, per approfondire ed ampliare il pensiero del passaggio temporale: così il cardellino di Olson Lamaj subisce nella villa una seconda prigionia, in nome di un ammaestramento che è solo un’imposizione di regole sterili come quelle dettate durante il comunismo; Klod Dedja rimane invece ibernato, bloccato dalla morsa di un passato che è una prigione di vetro e ghiaccio.
Perdja e hekurt è stato un evento prettamente performativo, sulla scia di immagini, suoni, azioni, con la musica dei dischi in vinile che Rubin Beqo ha trovato nella vecchia sede di Radio Tirana, trasmessi prima del comunismo. L’evento è stato studiato come primo step di un progetto per la riappropriazione di spazi dismessi: luoghi importanti per la storia albanese, che grazie all’arte diventano il simbolo di un inizio nuovo.
– Graziella Melania Geraci
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