Cannes Updates: vi racconto William Turner. L’attesissimo film biografico di Mike Leigh non delude. Storia, passione, solitudine e disperazione del pittore della luce
I cieli vorticosi di Turner, con il mare in tempesta e una luce che è espressione del divino, dominano il biopic Mr. Turner, che Mike Leigh ha portato in concorso al Festival di Cannes, accolto dalla critica con un breve ma convinto applauso. Un racconto solido e ben diretto, tradito solo in parte dall’eccesso di caratterizzazione […]
I cieli vorticosi di Turner, con il mare in tempesta e una luce che è espressione del divino, dominano il biopic Mr. Turner, che Mike Leigh ha portato in concorso al Festival di Cannes, accolto dalla critica con un breve ma convinto applauso. Un racconto solido e ben diretto, tradito solo in parte dall’eccesso di caratterizzazione dei personaggi, un po’ spinti verso la caricatura.
Nei panni del celebre pittore romantico, considerato il precursore dell’impressionismo, c’è l’attore britannico Timothy Spall (chi ha seguito la saga di Harry Potter lo ricorderà nei panni di Codaliscia, ma per Leigh ha già lavorato in Segreti e Bugie, Tutto o niente, Topsy-Turvy) che tra grugniti e rantoli, ricostruisce la figura eccentrica di uno dei pilastri della storia dell’arte moderna, per svelarne la personalità, i rapporti con l’ambiente artistico dell’epoca e la tecnica pittorica, contribuendo anche a far crollare parecchi falsi miti.
La ricostruzione di Leigh è minuziosa e attenta, mai didascalica. Ne esce fuori una figura burbera, scontrosa, dal carattere difficile – come da leggenda – ma non priva di pennellate d’umanità ed altruismo. Tratteggiato con cura anche il rapporto controverso col mondo femminile: dall’ex moglie, sempre pronta a recriminare sul passato, alla serva fedele e innamorata, utilizzata talvolta come consolazione sessuale. Sullo sfondo il ricordo di una madre persa in tenera età, rapita dalla malattia mentale. E poi, un giorno, l’incontro con l’amorevole Mrs. Booth, pensionante in una località marittima del Kent, dove Turner si rifugiava alla ricerca di una luce speciale per i suoi quadri: fu lei la compagna degli ultimi anni, fino alla morte, sopraggiunta nel 1851.
Turner era un uomo solitario. Ferito dalla morte dell’amatissimo padre, circondato da colleghi/rivali, in un ambiente fatto di competizione e di qualche pacca sulla spalla. Leigh trascina fin dentro la quotidianità straordinariamente normale dell’artista, scansando qualunque tono agiografico (agli antipodi rispetto al biopic di apertura del festival, il Grace de Monaco di Olivier Dahan) e soffermandosi sul suo bisogno di dipingere, sull’ossessione per l’immagine, sulla fatica del lavoro: un’urgenza talmente disperata, da arrivare a farsi legare all’albero maestro di una nave, per assistere da vicino all’impeto di una tempesta. “Sono la bellezza e l’orrore della natura a esprimere il romanticismo di Turner”, ha affermato in conferenza stampa Timothy Spall, che per prepararsi alla parte ha seguito per due anni un corso di pittura, mentre Mike Leigh ha descritto “un artista visionario ma anche un uomo terreno, divorato dalla sua arte e dalle sue ferite”. Un artista che, ferocemente, inseguì tutta la vita l’essenza luminosa del paesaggio. Sussurrando, prima di spirare: “La luce è Dio”.
– Beatrice Fiorentino
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