Giuseppe Stampone, Saluti da Castel Romano. Dopo L’Aquila e New Orleans, cartoline per un campo nomadi. Dialoghi tra comunità Rom e comunità dell’arte

Cartoline di denuncia, messaggi brevi e mirati per sottolineare l’esistenza di un vulnus, di una ferita sociale, di un vuoto istituzionale. Ne ha mandate tante, in questi anni, Giuseppe Stampone, che su questo format ha costruito i due progetti “Saluti dall’Aquila” e “Greetings from New Orleans”: migliaia di cartoline, con immagini dei luoghi colpiti dai […]

Cartoline di denuncia, messaggi brevi e mirati per sottolineare l’esistenza di un vulnus, di una ferita sociale, di un vuoto istituzionale. Ne ha mandate tante, in questi anni, Giuseppe Stampone, che su questo format ha costruito i due progetti “Saluti dall’Aquila” e “Greetings from New Orleans”: migliaia di cartoline, con immagini dei luoghi colpiti dai cataclismi, sono arrivate ad autorità politiche e istituzionali di mezzo mondo, come strumento di critica, di memoria, di sollecitazione, di fronte alle promesse mai mantenute, ai processi di ricostruzione mancati, alla ferite mai sanate.
Oggi, Stampone punta l’attenzione sul caso del Campo Rom di Castel Romano, a Roma: uno dei due maxi villaggi attrezzati – insieme a quello di Candoni – voluti dalla giunta Alemanno nell’ambito del piano nomadi, ad oggi oggetto di pesantissime critiche. Sovraffollati, con condizioni igienico sanitarie precarie, tra denunce di allagamenti, disfunzioni nella fornitura elettrica, continui casi di microdelinquenza e diverse tensioni interne difficile da gestire. Il tutto bucando quelli che erano gli obiettivi principali: potenziare la scolarizzazione dei minori e favorire il processo di inserimento socio-abitativo e lavorativo delle comunità Rom.

Roma, campo Rom

Roma, campo Rom

Ma quanto e cosa può concretamente fare la comunità dell’arte, di fronte a un’emergenza sociale di tale portata, segnata da tensioni endemiche ed aspetti controversi (legalità, integrazione, identità culturale)? Stampone, contattato dall’associazione qwatz per elaborare un progetto installativo all’interno del campo, decide di girare la domanda al proprio network internazionale di artisti, critici, curatori, intellettuali, diffondendo la sua cartolina simbolica e spedendo a ognuno un SOS in forma di lettera. Una vera e propria call, per continuare a perseguire  quel principio di global education orientato all’azione e al pensiero del cambiamento.
Lui, nato in una banlieu francese da genitori emigrati”, con addosso tutto il senso della marginalità e la memoria del ghetto, alza bandiera bianca, denuncia il peso di un fallimento personale e collettivo, e lancia la sua chiamata alle armi: il dialogo affilato col proprio mondo, fatto di “viaggi, fiere, cene eleganti, grandi quantità di denaro”, diventa lo strumento per rispondere a una crisi del senso e della coscienza, dinanzi a contesti di disagio che l’arte non sa più leggere né fronteggiare.
L’ultima fase del percorso vedrà l’artista realizzare un lavoro dentro il perimetro del campo, come segno di un processo di relazione con la popolazione nomade e con la propria comunità di riferimento. Il progetto, curato da Benedetta Di Loreto, è sostenuto con grande rigore dal Ministero della Giustizia, in continuità con il percorso “Fuori campo”, che da anni vede gli operatori del Centro di Prima Accoglienza di Roma lavorare con i minori di Castel Romano sottoposti  a misure penali. Un modo per proseguire il dialogo con i residenti Rom, usando la cultura come strumento di contatto, di riflessione, di consapevolezza, di sviluppo sociale.

–      Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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