Prime immagini da MIA: preview della fiera della fotografia di Milano. Maggiore presenza internazionale e qualità in rialzo, aspettando Singapore
Se dopo due ore dall’opening della preview riservata a stampa e pochi altri intimi vedi già gente aggirarsi per i corridoi con pacchi avvolti nel pluriball è buon segno. Sensazione positiva confermata da una prima passeggiata per Superstudio Più, prossimo ad aprire al pubblico la tre giorni di MIA: quarta edizione per la fiera della […]
Se dopo due ore dall’opening della preview riservata a stampa e pochi altri intimi vedi già gente aggirarsi per i corridoi con pacchi avvolti nel pluriball è buon segno. Sensazione positiva confermata da una prima passeggiata per Superstudio Più, prossimo ad aprire al pubblico la tre giorni di MIA: quarta edizione per la fiera della fotografia di Milano, prova generale in vista dell’atteso balzo in Estremo Oriente, con la prima doppietta in quel di Singapore.
Profilo in crescita, sia per la qualità di quanto vedi esposto sia per l’autorevolezza di chi espone: e in questo senso arrivano indicazioni interessanti dalla partecipazione di gallerie che non trattano in modo specifico la fotografia, ma si fondano su percorsi più eterogenei ed articolati. La presenza di Toselli (con Daria Paladino), Alberto Peola (che riporta a Milano Laura Pugno dopo la conquista del Premio Cairo 2013) eContinua (con Hans Op de Beeck, peraltro invitato a tenere la lectio magistralis in programma sabato 24) suonano come significativa iniezione di fiducia per una fiera che non nasconde le proprie ambizioni.
Proposte interessanti quelle portate dagli ospiti stranieri: la tedesca Clara Maria Sels propone Francesca Woodman (intrigante il parallelo con le opere del padre George nella quasi dirimpettaia galleria di Alessandro Bagnai), mentre la svizzera Galerie Walter Keller si spinge su Miroslav Tichy, anche in questo caso costruendo un involontario duetto. Considerato che i vicini di stand di Photo&Contemporary mettono in bella mostra Giovanni Gastel il gioco sulle diverse percezioni dell’erotismo suggerisce confronti eleganti.
Grandi assenti, tolto il Franco Fontana di Sabrina Raffaghello e poco altro, i mostri sacri della fotografia italiana: ai Berengo Gardin si preferisce Martin Parr (Studio Trisorio), ai Nino Migliori Todd Hido (Valeria Bella). Altro segnale di distinzione e originalità. Come quella raggiunta, tra le firme in fase di emersione, da Matteo Attruia (PoliArt): il suo progetto di foto segnaletiche fronteretro, con l’artista a confondersi con il soggetto ritratto, diverte e convince.
– Francesco Sala
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